Felucc jind all’acqu ha appeso forbici e rasoio al chiodo. «Jind all’acqu», che in italiano sta per «dentro l’acqua» è il soprannome della sua famiglia. Un vero marchio a fuoco. Perché proprio così? Perché il bisnonno omonimo Raffaele, lavorava in un frantoio ed era addetto a separare l’olio dall’acqua; quindi aveva sempre le mani in immersione.
Ci è voluto questo periodo di chiusura forzata per spingere Raffaele Calaprice, «u figarò d Mndrèn», a chiudere la bottega. La riapertura, verso il ritorno alla normalità, per i barbieri sarà rivoluzionata. Non sarà possibile essere in tanti, presenti nei saloni da barba. Forse per essere serviti sarà necessaria anche la prenotazione. Feluccio, decano dei barbieri di Adelfia, questa modalità l’avrebbe mal digerita. La pensione ormai raggiunta e l’idea di non poter ricevere tanti amici, l’hanno quindi fatto desistere dal continuare l’attività. A 73 anni, silenziosamente, ha deposto gli strumenti da lavoro ed abbassato per sempre la serranda.
Emigrato in Svizzera a soli 20 anni, si è specializzato nel mestiere di Barbiere a Pratteln, vicino Basilea, ove risiedevano molti Adelfiesi, e divenne un punto di riferimento per i suoi conterranei. Nel 1983, rientrato definitivamente ad Adelfia, ha aperto il Salone proprio di fronte «ò Bar d Frangisch» (altra istituzione locale indimenticabile). Il Salone di Feluccio ad Adelfia è stato un «salotto» in cui si discuteva di politica nazionale e soprattutto di politica locale.
Una agorà tra quattro mura, in cui pettegolezzi e commenti, informazioni e curiosità, si incrociavano di continuo.
Uomini di ogni età si intrattenevano per ore anche solo a chiacchierare, sfogliando da sempre le pagine della immancabile Gazzetta del Mezzogiorno, che faceva da ispiratrice dei dibattiti. Tra le tante particolarità, va evidenziata la più caratteristica: tutti gli emigranti che rientrano da ogni parte del mondo in occasione della la Festa Patronale di San Trifone, per tradizione passano a salutarlo e poi si siedono per farsi sistemare capelli e barba, perché il suo salone da barba è stato per anni una calamita naturale, un luogo di incontro, una consuetudine. E non a caso Feluccio è stato per tanti anni coordinatore della «Festa dell’Emigrante».
Con Raffaele, malinconicamente si chiude una meravigliosa pagina di storia che da Adelfia tocca il cuore di tutta un’intera memoria territoriale.