BARI - Sulla crisi scatenata nel mondo dell’imprenditoria locale intervistiamo Carlo Ranieri, imprenditore nel settore della ristorazione da oltre 30 anni e proprietario di tre locali a Bari, in cui lavorano 50 dipendenti circa.
Qual è l’attuale situazione delle sue attività?
«Nonostante non ci siano guadagni, le spese si accumulano. Al riguardo ci sono problematiche notevoli, disinformazione sul fronte degli aiuti al commercio e credo di interpretare il pensiero di molti colleghi del mio settore».
Quali spese state ancora sostenendo?
«Concedere solo il 60% di credito di imposta sui fitti, risulta una misura limitativa per la ripartenza. Stiamo sostenendo regolarmente le spese come se l'attività fosse a regime. Si tratta dei costi dell'affitto del locale, delle bollette telefono, gas, energia elettrica, dobbiamo pagare i fornitori delle merci e servizi necessari per la riapertura, non possiamo limitare significativamente gli acquisti perché l'offerta e il servizio non possono essere inferiori agli standard abituali».
Che cosa chiede alla politica?
«È necessario congelare il pagamento sia dei fitti che delle utenze, per fronteggiare una ripartenza fatta di restrizioni, non siamo in grado di far fronte alle tasse, occorre prevedere uno slittamento di questi pagamenti».
Per restrizioni cosa intende? Il distanziamento sociale la preoccupa?
«Occorre ripensare gli spazi adibiti alla preparazione delle pietanze, quelli destinati al servizio ai tavoli, proteggere il personale e i clienti: stabilire regole di gestione del servizio in grado di tutelare la clientela richiede una riduzione della superficie di oltre 60% per una capacità ricettiva di circa un terzo, attrezzare e gestire il locale con prodotti e servizi destinati alla sanificazione quotidiana degli ambienti, dispositivi di protezione per il personale e di igiene per la clientela, accettando la sfida di continuare a rendere piacevole la consumazione dei pasti. Ooccorre adeguarsi, non solo perché obbligatorio, ma anche per mantenere immagine e servizio di qualità. Il distanziamento sociale produce costi ulteriori».
Ranieri, lei sta licenziando i dipendenti?
«Al momento resistiamo. Ma non c’è dubbio che il personale in carica è collegato ad una attività ordinaria. Soffriremo molto e a lungo prima di poter raggiungere situazioni di equilibrio dei costi, ma per quanto sarà possibile continueremo a difendere i posti di lavoro».
Chiuderà dei locali?
«Con il distanziamento sociale dovrò chiuderne almeno uno».
Il futuro come lo vede?
«Ristorazione e commercio sono fatti da piccoli imprenditori. Abbiamo bisogno di misure ad hoc, la riapertura sarà dura, la ripresa richiederà tempi lunghi, forse molto lunghi. Ci attende una sfida a tutto campo, legata alla capacità di spesa dei nostri clienti ma anche alla tenuta della città, di chi ci amministra e ha la responsabilità di limitare i fallimenti. Abbiamo necessità di far fronte agli approvvigionamenti, di pagare i fornitori, in questa ottica si potrebbe ipotizzare un bonus a fondo perduto, proporzionato alle perdite delle aziende. Credo che in futuro si dovrà combattere, oltre la pandemia, per difendere il nostro futuro e quello delle nostre famiglie e delle famiglie dei nostri dipendenti».
Proposte per la riapertura?
«Personalmente sono già all'opera per organizzare gli spazi in due dei miei locali, per il terzo, purtroppo, dovrò attendere. Ma vogliamo dare il massimo, abbiamo ripreso da qualche giorno con il servizio al domicilio. Nonostante tutto stimiamo l'attività in perdita nei prossimi 6 mesi, cercheremo di organizzarci ma per affrontare questa battaglia occorre una strategia forte, inedita, a livello statale, regionale e locale, o il sistema economico sarà distrutto in 5-6 mesi».