BARI - Con l'emergenza Covid 19 e la chiusura anticipata delle scuole, i problemi per le famiglie dei bimbi disabili si moltiplicano. «Chi seguirà i nostri ragazzi con l'arrivo della Fase 2?». Nasce da questa domanda l'appello dell'associazione barese Strada Facendo APS direttamente rivolta al governo e in particolare alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.
«Siamo un’associazione costituita in Bari nell’anno 2009 da genitori di bambini e ragazzi con disabilità psicofisiche che opera in sinergia con altre Organizzazioni ed Enti pubblici, compresi alcuni Istituti scolastici, per la promozione di attività specifiche per i ragazzi con minori autonomie, ponendosi come obiettivo primario quello del miglioramento delle loro abilità e della loro qualità di vita, anche attraverso la tutela dei loro diritti. Nei provvedimenti contenuti nel decreto legislativo ci sono delle lacune per gli studenti con diverso funzionamento, che si sono tradotte in una difficile pratica educativa ed in alcuni casi nella totale interruzione dell’attività didattica. Per i nostri ragazzi loro - sottolineano nella lettera - non sempre è stato possibile accedere alla cosiddetta didattica “a distanza”. Loro nella maggior parte dei casi, in mancanza dell’ordinario apporto e sostegno di insegnanti ed educatori, non hanno potuto portare a compimento il proprio PEI, il Piano Educativo Individualizzato, ed i relativi Programmi Didattici Personalizzati, per i quali servirebbe oggi una maggiore supervisione da parte delle figure referenti per l’inclusione, per permettere un monitoraggio degli obiettivi programmati ed una revisione aggiornata degli stessi, alla luce dei cambiamenti avvenuti in seguito al coronavirus. Per tali motivi, se l’ammissione generalizzata rispettivamente al grado scolastico successivo e agli esami di Stato, indipendentemente dai risultati didattici raggiunti ed in deroga ai programmi ministeriali, potrà consentire a buona parte degli studenti italiani di salvaguardare l’anno scolastico in corso, analoghi effetti benefici non potranno aversi per gli studenti disabili».
«Ad oggi inoltre, non sono ancora noti gli invocati interventi ministeriali che dovrebbero disporre “specifiche modalità per l’adattamento agli studenti con disabilità e disturbi specifici di apprendimento, nonché con altri bisogni educativi speciali ”. Certo è che per questi ragazzi lasciare il mondo scolastico in modo così netto e lacunoso potrebbe rappresentare una “cura peggiore della malattia”. Ben potrebbe essere valutata, di contro, di concerto tra famiglie, docenti, educatori e dirigenti scolastici e sempre tenendo conto del singolo studente, la possibilità di prorogare di un anno la permanenza a scuola per favorire un “distacco” più modulato».
Da qui la richiesta delle famiglie: «In permanenza dell’emergenza sanitaria ed in previsione dell’avvio del prossimo anno scolastico, dovranno essere adottate misure idonee a consentire a tutti gli studenti di esercitare, per ogni ordine e grado, il legittimo diritto allo studio, come costituzionalmente garantito, senza che nessuno resti indietro. A questo proposito ci permettiamo di segnalare la grave emergenza, anche economica, che potrebbe scaturire da tale scenario, poiché i bambini e i ragazzi con minori autonomie necessiteranno inevitabilmente della costante presenza genitoriale per poter accedere alle piattaforme informatiche ed usufruire della metodologia “a distanza”. Chi seguirà questi ragazzi? E con quali ripercussioni lavorative ed economiche per i loro genitori, impossibilitati ad esimersi da tale necessità? Forse a questo punto, a nostro avviso, si potrebbe finalmente giungere concretamente all’istituzionalizzazione della tanto invocata figura del “Caregiver familiare”, risorsa essenziale nella condizione di questa “fase 2” che va configurandosi».