A vederla, non puoi che riconoscerle un’anima tersicorea. Bionda e delicata, dolce sorriso, sottile come un giunco. Il suo destino? Non altro che volteggiare sulle punte. Non bastasse, l’equivoco ulteriore è se la incontri competente e professionale dietro al banco di farmacia a Bitritto: dal 2005 in camice bianco, una laurea conseguita nel 2002 in chimica farmaceutica. Ma guarda, allora è una farmacista, non una ballerina. E invece, Flora Salerno, quarantaduenne barese, è la prima Maestra donna in Italia di Kempo Dankan, disciplina di arti marziali. Dal 1971, ovvero da quando è stato fondato il Kempo, è la prima donna che riesce a conseguire la cintura nera.
«Il 1° gennaio 2020, dopo 18 anni di pratica - racconta orgogliosa -. Sono sempre stata affascinata dalle arti marziali ma cercavo una disciplina che non consentisse l’uso della violenza. Attraverso alcuni amici sono venuta a conoscenza del Kempo Dankan, mi ha conquistata per i suoi valori di base».
«La disciplina nasce in Italia, seppure di matrice orientale – spiega – codificata da un maestro di San Severo, il gran maestro Michele Masucci».
Il Kempo, infatti, antichissima disciplina ginnico-marziale ispirata ai vari aspetti filosofici del Bramanesimo, Taoismo, Confucianesimo e Buddhismo Zen, ha alla base un metodo elaborato nel XVII secolo d.C. da tre maestri cinesi; un monaco Zen, uno taoista e un esperto combattente delle scuole popolari. Riuniti nel monastero di Shao Lin, si scambiarono le differenti esperienze tecnico-teoriche per raggiungere una conoscenza marziale più estesa della tradizione del tempo. Dopo mesi di lavoro definirono un metodo nuovo e unico per finalità e contenuti.
«Da questi presupposti il maestro Michele Masucci, già cintura nera di Bujintsu Kempo e Shotokan Karate, ha codificato nel 1971 il Kempo Dankan – spiega Salerno - e fondato il Cisok, federazione che raccoglie i primi praticanti».
La scuola è tuttora guidata da Masucci: nel 1992, introducendo il Kempo Dankan nel contesto internazionale delle arti marziali, è stato riconosciuto General teacher ed insignito della cintura rossa 9° grado dall'Ibf - International budo federation. Il fondamento filosofico e laico del Ken Sensei Dankan Po, abbreviato in Kempo Dankan, si basa sull’armonia tra l’uomo, la società e la natura.
«Il Kempo Dankan è un vero e proprio stile di vita, un dialogo con se stessi e con il proprio corpo – spiega Salerno –. Non c'è contatto fisico, l’avversario non è il nemico da battere, ma lo strumento per superarsi. Infatti è proibito colpire, se sei aggredito non devi reagire. Ruota tutto attorno al controllo degli istinti primordiali, della pulsione istintiva. Autocontrollo e mentalità non violenta».
Le regole del Kempo Dankan parlano di educazione allo spirito di sacrificio, all’azione disinteressata, alla lealtà, alla ricerca dell’equilibrio mentale e armonia delle emozioni, alla fiducia nelle proprie capacità, al raggiungimento della percezione dell’armonia universale presente nel proprio intimo. Nonché al al potenziamento del livello di salute.
«Pratico regolarmente ormai dalla fine degli studi. Non mi sono fermata nemmeno in gravidanza». Sorride. Flora ha due figli, un maschio di 9 anni e una femmina di 6.
«Il mio maestro, Daniele De Sario, è medico; questo contribuiva a rassicurarmi. Ho praticato fino al settimo mese per il primo figlio, fino al sesto per la seconda -. ci racconta -. Tra l’altro praticavo anche da sola perché le arti marziali favoriscono il travaglio».
Flora Salerno continua ad allenarsi con il maestro 8° dan Daniele De Sario, ed è presidente da tre anni della «Daishi Kempo Kai» di Bari.
«La scuola madre rimane a San Severo, oltre Bari c’è un’altra palestra a Modugno. Non siamo in molti a praticare, purtroppo - spiega Flora –. Io pratico tre volte alla settimana per un'ora e mezza, ma dall’allenamento esco rigenerata. Il messaggio che vorrei passasse, alle donne soprattutto, è di non sentirsi in colpa se dedicano tempo al loro benessere, fisico e psicologico. Io faccio Kempo. Lavoro, ho due figli e un marito. Non si tratta di sottrarre tempo a nessuno, ma di funzionare al meglio. Per dare il meglio. L’obiettivo è essere felici».