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Adelfia, «Io autista del 118 aggredita da un uomo. Emergenza continua»

 
Valentino Sgaramella

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Valentino Sgaramella

L'ambulanza stava per partire da Adelfia verso Carbonara dopo una chiamata della centrale operativa, ma è stata bloccata

Sabato 08 Febbraio 2020, 08:53

BARI - «Se non vieni adesso a soccorrere mia madre ti taglio la gola». È diventato difficile perfino fare il soccorritore volontario. Non devi solo impegnarti in modo estenuante in una lotta contro il tempo pur di salvare vite umane. Oggi, c’è un ostacolo in più. I violenti, i delinquenti, chi magari da una vita lotta contro la dipendenza da stupefacenti ed è sballato di suo. Ad Adelfia, una donna, autista di un’ambulanza del 118, facente parte di un’associazione di volontari soccorritori, vive momenti di panico quando un uomo la minaccia di morte se non dovesse andare immediatamente con l’ambulanza là dove la propria madre l’attende per un malore. L’uomo avrà forse pensato che con una donna tutto sarebbe stato facile. Invece, la soccorritrice di coraggio ne ha da vendere.

Vediamo i fatti come oggi, ancora provata, li racconta. Sono le 19,45. Giunge una chiamata dalla centrale operativa di Bari alla postazione 118 in via Conte Sabini. Nella stessa sede, a piano terra, c’è anche il centro comunale degli anziani. Da Bari chiedono un intervento urgente in codice giallo a Carbonara per un dolore toracico. Non si sa mai cosa possa essere quel dolore. L’autista del 118, che come tutti i giorni, ha lasciato marito e figli per fare il suo dovere, sale sul mezzo e comincia a fare le manovre per mettersi in direzione del quartiere barese. «Vediamo arrivare uno squilibrato scatenato che comincia a inveire contro di noi; diceva che la madre stava morendo in auto». L’uomo, mentre l’ambulanza è in movimento, apre lo sportello dal lato del guidatore. «Mentre ero in movimento cercava di tirarmi fuori; ci minacciava dicendo che se non fossimo andati a soccorrere sua madre e se fosse morta ci avrebbe tagliato la gola e di morti ce ne sarebbero stati 3 o 4». La collega soccorritrice chiama la centrale operativa per chiedere lumi e da Bari ascoltano nitidamente le urla dello scalmanato. L’ira dell’uomo è legata al fatto che pur avendo telefonato alla centrale operativa nessuno risponde. «Mica quelli giocano a burraco, sa quante chiamate ricevono al minuto?».

A quel punto la richiesta: «Mandate un’altra ambulanza a Carbonara così possiamo andare a soccorrere la signora che sta morendo perché qui sta succedendo l’ira di Dio». Per fortuna, riescono a chiamare anche i carabinieri. «Dalla mia postazione, per andare dalla signora, ho dovuto percorrere un tratto di strada in senso vietato perché il signore scalciava anche contro l’ambulanza». Era ormai fuori di sé. Finalmente, raggiungono il luogo dove si trova la madre dell’uomo in auto, parcheggiata dinanzi a una farmacia. «La signora non stava morendo, avrà forse subito un mancamento, un calo pressorio, era astenica ma l’uomo continuava a urlare e diceva: se mamma muore sarete uccisi anche voi». Poi all’arrivo dei carabinieri l’agitatissimo figlio avrebbe detto che servono 10 ambulanze per paese.

L’operatrice lancia un appello: «Vorrei che nelle cassette delle lettere di tutti i cittadini della provincia fosse recapitato un volantino spiegando che quando chiamano il 118 non rispondiamo noi ma la centrale che poi smista gli interventi». Conclude: «Non ho permesso che mi mettesse le mani addosso perché mi facevo scudo con lo sportello; dobbiamo munirci di spray al peperoncino. Ne subiamo tante di queste violenze. Aspettiamo che ci scappi il morto. Vorrei si capisse che noi non siamo stabilizzati e riconosciuti, ci pagano solo con dei buoni pasto, siamo senza contratti». 

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