L’innovazione corre sull’onda del 5G, anche in medicina. Tralasciando le polemiche sorte sulla gestione della nuova rete, sull’opportunità o meno che l’Italia la affidi a operatori cinesi, la trasmissione superveloce dei dati grazie al sistema a radiofrequenze di ultima generazione sta nel frattempo rivoluzionando diagnostica e cura delle patologie.
La sperimentazione più avanzata in Puglia, e almeno da Napoli in giù, è in corso a Bari e corre sull’asse tra l’ospedale «Di Venere» di Carbonara e l’Irccs Oncologico. Riguarda la condivisione di un gioiello tecnologico: il microscopio robotizzato in dotazione da due mesi all’équipe dell’Unità operativa di patologia clinica del «Di Venere», diretta dal dottor Edmondo Adorisio. L’innovativo occhio elettronico permette di analizzare i campioni di sangue dei pazienti e di rilevare con maggiore precisione e tempi ridotti eventuali patologie oncologiche ematiche. Ma la vera novità è la possibilità, offerta dalla tecnologia 5G, del collegamento «in diretta» con l’unità di Ematologia dell’Irccs Oncologico, diretta dal dottor Attilio Guarini. Perché la rete ultra-veloce facilita una consulenza a distanza istantanea e precisa, con l’ausilio di un semplice tablet. Il confronto tra esperti, attraverso la «doppia lettura» dei dati, è essenziale per aggiungere tasselli e arricchire la diagnosi. «La convenzione che lega la nostra unità operativa all’Ematologia dell’Oncologico - sottolinea il dottor Adorisio - ci consente di avere il supporto importante di specialisti di alto livello. Avere una “second opinion” su patologie così delicate è fondamentale per prendere le decisioni giuste e mettere a punto la terapia migliore da somministrare».
È solo l’inizio, perché la Asl di Bari conta, nel breve periodo, su «una prospettiva applicativa anche nel campo dell’anatomia patologica, che permetterà di rispondere, in modo immediato, alle esigenze dei chirurghi in sala operatoria per l’esecuzione dell’esame estemporaneo, qualora sia necessario individuare e classificare una patologia oncologica». E l’Azienda sanitaria ricorda in proposito che «il rapporto tra patologia clinica ed ematologia fa parte di una convenzione globale, frutto dell’attiva collaborazione tra Asl Bari e Irccs Oncologico, comprendente diversi altri servizi: chirurgia toracica, anatomia patologica, pneumologia, otorinolaringoiatria, radiologia e medicina trasfusionale».
Il futuro è iniziato e il viaggio proseguirà sempre di più sulla rete 5G. Indagini cliniche, cura e tecnologia rientrano, ricorda ancora la Asl, «nel progetto Sanità 5.0, reso possibile grazie al supporto tecnico dell’ingegner Mario Cisternino dell’Unità di Sistemi Sanitari Informatici dell’Asl Bari. Un progetto che guarda al futuro, sposato dalla Direzione strategica della Asl Bari, che ne è partner assieme ad Asl Matera, Policlinico di Bari e Irccs Bari».
L'INTERVISTA - Mario Cisternino, ingegnere informatico, è il regista della rivoluzione in atto nella Asl. Da quando Bari (con Matera) è stata inserita dal Mise tra le nove città italiane da cui doveva partire la sperimentazione della rete Internet ultraveloce 5G, si è messo al lavoro per applicare la nuova tecnologia ai servizi sanitari. Il direttore dei sistemi informativi dell’Azienda è convinto delle potenzialità della nuova rete.
Ingegnere, quali sono i vantaggi?
«Rispetto ai suoi predecessori, il 5G può vantare una “latenza”, ovvero il ritardo con cui i dati vengono trasferiti, veramente bassa. Significa che, ad esempio, permette di inviare praticamente in tempo reale immagini ad alta definizione. Questo fa la differenza nel campo della diagnostica, perché in remoto più dispositivi possono analizzare i dati di un paziente come se fosse presente. È il caso del microscopio robotico condiviso dal «Di Venere» e dall’Irccs Oncologico».
Perché la scelta è ricaduta su questi due ospedali?
«Ragioni mediche a parte, la disponibilità di ripetitori 5G in città è ancora ridotta. La convenzione che abbiamo stipulato, in questo caso con Tim, conta su due ponti radio che garantiscono una trasmissione affidabile dei dati recapitati ai due terminali Cpe, una sorta di router, collocati uno al Di Venere e l’altro all’Istituto tumori. Quando la disponibilità di stazioni radio base 5G sarà ampliata, potremo applicare la tecnologia ad altri presidi sanitari e ad altri campi».
Quali?
«Già nella conferenza del 2018 alla Fiera del Levante, quando venne presentato l’avvio della sperimentazione in città, erano chiare le potenzialità di applicazione nel campo dell’intervento per gli ictus, del trasferimento della diagnostica eseguita con Tac ma anche, nella chirurgia robotica, per effettuare interventi da remoto. Più in generale, il trasferimento delle estemporanee dalle sale operatorie è una svolta fondamentale».
Si può ipotizzare che un luminare da un’altra parte del mondo intervenga in remoto in una sala operatoria di Bari e viceversa? O è fantascienza?
«No, non è più fantascienza. Lo sviluppo delle reti ultraveloci permetterà cose inimmaginabili fino a qualche anno fa, anche nel campo della medicina».