BARI - «La candidatura di Bari e delle altre città pugliesi come capitale italiana della cultura per il prossimo anno non deve in alcun modo innescare un derby, ma puntare tutte a valorizzare il territorio». Sgombra il campo da ogni equivoco l'assessore comunale alla cultura, Ines Pierucci, spiegando il perché e come è stata decisa l’idea di proporre Bari capitale italiana della cultura per il 2021.
Una decisione non univoca in Puglia ma che vede in corsa anche Barletta, Molfetta, San Severo, Taranto, Trani e poi l'Unione dei 12 Comuni della Grecìa salentina. Tanto che in molti hanno già ipotizzato una sorta di «scontro» tra capoluoghi pugliesi o addirittura un «derby barese» con Molfetta.
In realtà i giochi sono di ben altro livello. In tutt’Italia sono 44 le candidature ufficializzate. Le domande sono state presentate nei giorni scorsi, ma la decisione si avrà per il 10 giugno e insieme alla decisione anche un sostanzioso premio in denaro. Entro il 2 marzo invece i dossier di tutte le città candidate dovranno essere consegnati al ministro per i Beni culturali e serviranno per illustrare le potenzialità e l’offerta culturale sulla quale basare poi la decisione finale.
L’assessore Pierucci rivendica con orgoglio il perché di questa scelta per il capoluogo: «Bari non è stata presentata solo per riempire un foglio bianco, ma perché è una città che in questi anni ha visto una grande crescita culturale. Stiamo portando a compimento quanto si è seminato negli ultimi 15 anni di politica regionale e quattro anni del primo mandato di Antonio Decaro.
Stiamo parlando di risultati per strategie culturali che oggi si calcolano con il 4% del Pil regionale. A questo aggiungiamo che Bari, città geograficamente al centro della regione, oggi non è più solo un punto di passaggio. I turisti si fermano anche per tre giorni prima di raggiungere le altre destinazioni. Ecco perché il dossier che compilerò per ufficializzare la candidatura non sarà un elenco di eventi, ma di servizi già a disposizione. Siamo la città di San Nicola come visione e ponte tra Oriente ed Occidente, ma la storia, la nostra storia, è solo un punto di partenza. Il punto di arrivo è quanto è stato fatto negli ultimi quattro anni: i teatri ritrovati, la più grande Biblioteca del Sud che aprirà all'ex Rossani. Non semplici contenitori che danno l'idea di qualcosa di chiuso, ma centri polifunzionali a tutto tondo. Il sindaco dice spesso che dobbiamo uscire anche come linguaggio dalla logica degli ”ex luoghi” per ripartire da quanto si sta facendo, e la grande Biblioteca non sarà solo un posto dove leggere o prendere in prestito libri, ma dove accadono delle cose, dove vengono offerti servizi. Bari ha tutte le carte in regola per diventare capitale italiana della cultura per le infrastrutture che sono state realizzate, perché anche un grande ponte che facilita la mobilità è qualcosa che agevola la cultura. Quando crei nuovi servizi fai una operazione che è più profonda ed incisiva dell'organizzazione di un singolo evento, che si accende e si spegne in un determinato arco temporale, offrendo servizi si cambia una città, si compie una rivoluzione che nessuno più potrà distruggere».
«E tutto questo lavoro ha un senso se si esce dalla logica dell'uno contro l'altro – mette in evidenza con forza la Pierucci -. Naturalmente per raggiungere un risultato serve l'appoggio dell'intera regione e queste decisioni ancora devono essere prese, ripeto a vantaggio di tutti. Per il resto che sia chiaro: gli eventi ci saranno, come “il lungomare di libri” e tante altre idee che vogliamo realizzare, ma la candidatura è come riconoscimento a quanto è stato fatto».
«La città è cambiata in questi ultimi anni, tanti i servizi che vengono offerti, non solo eventi»