BARI - Madonnella ora è dei Parisi. Nella spartizione dei quartieri fatta dalle famiglie di camorra, il rione Madonnella ha un nuovo padrone: il clan nato per volontà del «padrino» di Japigia, Savino Parisi, detto «Savinuccio» e cresciuto anche grazie alla forza dei suoi generali, come Eugenio Palermiti detto «il Nonno», uomo forte del sodalizio.
La supremazia dei Parisi è una dato destinato ora a cambiare i contenuti e le conclusioni delle analisi elaborate dalla Direzione investigativa antimafia sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, nella città di Bari.
Già perché nelle relazioni che raccontano, con scadenza semestrale, in tutta la loro complessità, almeno gli ultimi 10 anni di indagini sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel tessuto istituzionale e sociale della città, «il Madonnella» viene ancora considerato «terra del clan Di Cosimo-Rafaschieri» che per anni ha gestito il mercato della droga e il racket delle estorsioni sotto l’egida dei Parisi.
Tutto è cambiato quando la nuova generazione dei Di Cosimo e quella dei Rafaschieri, famiglie associate in affari da sempre, circa un anno fa, ha aperto le porte del quartiere agli Strisciuglio del San Paolo e del Libertà, formando una specie di cartello di camorra. Secondo la ricostruzione sarebbero stati Alessandro Francesco Rafaschieri, 33 anni, figlio del boss Vincenzo Rafaschieri, soprannominato «Bibi», ucciso in una sparatoria il 17 maggio 1994 in piazza Diaz, e i fratelli Cristian, 33 anni e Giovanni Di Cosimo, 40, a decidere che era giunta l’ora di passare sotto il segno della «Luna», stringere una nuova alleanza e rompere gli accordi stipulati con due pezzi da novanta di Japigia, Eugenio Palermiti e Domenico Milella, noto come «U’Gnur», accordi peraltro ratificati - secondo gli investigatori - da un pezzo da novanta come Carlo Alberto Baresi, proconsole degli Strisciuglio a Carbonara.
Tutto questo per mettersi in affari con dei picciotti emergenti, arruolati alla causa degli Strisciuglio (il clan fondato da Domenico Strisciuglio, detto «Mimmo la Luna» e da suo fratello Sigismondo, alias «Gino la Luna») da personaggi di rilievo del San Paolo che gli inquirenti individuano nelle figure di Michele Miccoli, detto «Il Chiodo», poi diventato collaboratore di giustizia, e Alessandro Ruta alias «Il Rosso». E se in particolare il giovane Rafaschieri in sfregio ai patti e ingolosito dalla possibilità di guadagnare di più dal mercato della droga, avrebbe cercato di fare business con quelli del San Paolo, suo zio Emanuele Rafaschieri, invece voleva mantenere lo «status quo» e saldo il legame con Japigia. Le tensioni degenerano rapidamente e dalle parole si passa alle pistolettate. La faida scoppia il 18 settembre del 2018 con il ferimento in via Dalmazia di Andrea Fachechi, 29 anni, inseguito e ferito a colpi di pistola mentre si trova in moto - presumono gli investigatori - con il 32enne Bruno Di Lauro. La risposta arriva il 24 settembre con l’agguato a Carbonara ai danni dei fratelli Rafaschieri. Alessandro rimane ferito, Walter, 24 anni, purtroppo rimane ucciso. Dopo questo episodio i «ragazzi d’onore» dei Di Cosimo e dei Rafaschieri battono in ritirata, lasciano temporaneamente Madonnella e trovano riparo in casa degli alleati del San Paolo.
La tensione è altissima e per sfogarla qualcuno va a sparare sotto casa di Cristian Di Cosimo, rimasto a Madonnella perché confinato agli arresti domiciliari. Sui tetti dei palazzi di via Candura salgono le vedette, pattuglie armate e dotate di ricetrasmittenti, battono le strade. L’inchiesta sul «caso Madonnella» della Direzione distrettuale antimafia culmina il 5 dicembre in una serie di arresti che hanno l’effetto di disperdere i due eserciti e mitigare il clima di guerra. Le indagini, avviate nel gennaio del 2018, coordinate dai pm antimafia Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, consentono di «documentare - spiegano gli inquirenti - la sinergia criminale facilitata dalla figura del latitante Giovanni Di Cosimo, irreperibile dal giugno 2017 dopo essere evaso dalla detenzione domiciliare». Nel corso delle indagini si scopre che Di Cosimo si è rifugiato nella città di Durazzo, in Albania e di lì continua a mantiene i contatti con i sodali rimasti a Bari. Viene catturato dai carabinieri in collaborazione con la Polizia albanese. Anche sull’asse Bari-Durazzo quindi, strategico per l’approvvigionamento di droga da parte dei clan baresi, è maturata la rottura tra Madonella e Japigia. La guerra ha lasciato sul campo morti e feriti, seminato lutti e tragedie e spostato gli equilibri in favore dei Parisi e dei Palermiti che ora a Madonnella sono i nuovi rass.