Ieri la convocazione del tavolo presso la Task force regionale per il lavoro. Il giorno prima a Roma le parti sociali, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, si erano incontrate al Mise direttamente con il ministro Di Maio, per trovare una strategia che possa portare fuori dalle nebbie la Mercatone Uno, travolta dalla crisi apertasi l'indomani della dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Milano della Shernon Holding, la società che fino a pochissimi giorni fa gestiva i 55 punti vendita sul territorio nazionale.
Una doccia fredda il fallimento della Shernon decretato perchè il tribunale ha riscontrato un indebitamento complessivo di 90 milioni maturato in nove mesi, con perdite gestionali fisse di cinque-sei milioni al mese. La Shernon, facente capo ad una societa di proprietà al 100% della maltese Star Alliance Limited, aveva rilevato la rete di negozi solo lo scorso anno, in seguito al crollo della precedete proprietà, la M. Business srl, che dall'aprile 2015 era in amministrazione straordinaria.
La notizia del fallimento e la chiusura di tutti i punti vendita è stata comunicata ai lavoratori attraverso i social, con la pubblicazione la notte tra il 24 e il 25 maggio della sentenza su Facebook e il tam-tam che si è scatenato nottetempo attraverso Whatsapp e Messenger. Modalità che avevano generato il panico. L'indomani molti dipendenti si sono ritrovati fuori dai punti vendita, confusi e spaventati sul da farsi. Gli stessi sindacati hanno lamentato di essere stati presi in contropiede.
Alla luce di due giorni di intensi incontri la situazione resta sicuramente difficile, ma gli oltre 1.800 dipendenti hanno potuto incassare la solidarietà e la volontà di affrontare e risolvere il problema, sia del ministro Luigi Di Maio, sia della Regione Puglia.
Nel Barese i punti vendita Mercatone Uno sono due: a Bari con 47 dipendenti e a Terlizzi con 54 assunti. In tutta la regione ci sono sei negozi, oltre ai due nel Barese anche a Francavilla Fontana, a Matino, a San Cesareo e a Surano per un totale di 256 lavoratori.
«Ieri abbiamo richiesto ed ottenuto l’impegno della Regione a mettere in campo politiche attive del lavoro, accompagnando l’utilizzo della cassa integrazione con corsi di formazione e riqualificazione professionale - spiega Marco Dell'Anna UilTucs -. Inoltre, pur condividendo con il Mise l’obiettivo di intercettare un unico acquirente nazionale, con la Regione valuteremo l’eventuale manifestazione di interesse di imprenditori pugliesi, in grado di acquisire i negozi sul nostro territorio. Abbiamo inoltre condiviso l’insediamento di un tavolo permanente che, parallelamente al percorso ministeriale, ci consenta di monitorare costantemente la vertenza ed intervenire con immediatezza ai fini della costruzione di una soluzione che garantisca i livelli occupazionali e reddituali dei lavoratori».
«Ciò che ora è urgente – mette in evidenza Giuseppe Zimmari UilTucs - è che l'amministrazione straordinaria torni ad avere la gestione dei punti vendita. La retrocessione del ramo d'azienda deve essere chiesta al Tribunale di Bologna, l'unico autorizzato a concederla. Questo garantirebbe continuità aziendale. Se non si ottiene la retrocessione è un bel problema. Eventualmente si può vedere di andare avanti con un esercizio provvisorio, da chiedere invece al tribunale di Milano».
«Nonostante l'ampia disponibilità a livello ministeriale e di task force per attivare ammortizzatori sociali, si deve aspettare la retrocessione – sottolinea Barbara Neglia Filcams Cgil -. Il problema è dei lavoratori, ma anche di fornitori, creditori, clienti. Se non si trova il modo di onorare i debiti per fornitori e creditori si stima un problema occupazionale per 10mila persone. Sarebbe una tragedia. Ecco perchè è indispensabile che si ragioni tutti insieme. L'altro giorno al Mise il referente della task force regionale, Leo Caroli, ha fatto passare il concetto di un'unica cabina di regia da tenersi al ministero. Serve un punto fermo dove gestire la situazione. Il lato positivo è che una vertenza come questa, scoppiata in questa maniera, ha trovato una immediata e tempestiva risposta istituzionale. Questo fa ben sperare. Certo servono una serie di ingranaggi per avviare un nuovo corso a difesa dei lavoratori, quindi bisognerà aver pazienza». Una strada tutta in salita, ma dove è possibile trovare una soluzione. Il piano industriale della Shernon prevedeva il taglio dei lavoratori che sarebbero dovuti passare dagli attuali 1.800 a 870, un «bagno di sangue», forse questo fallimento ora può creare nuove opportunità per tutti.
LE PAROLE DI BARBAGALLO (UIL) - «Siamo di fronte a un fatto che bisogna immediatamente tamponare per dare dignità e ossigeno ai lavoratori attraverso gli ammortizzatori sociali, la Cassa integrazione deve essere attivata immediatamente, e poi per metterci a discutere sul futuro di questa azienda che deve trovare la soluzione con azionisti o imprese che siano all’altezza della necessità e ci auguriamo che venga fatto in fretta». Così Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che oggi a Bari ha incontrato una delegazione dei lavoratori pugliesi del Mercatone Uno. «Purtroppo - ha aggiunto Barbagallo - sono più di 2000 persone che rischiano il posto di lavoro per errata conduzione della trattativa per l’acquisizione di questa azienda del vecchio governo e per omesso controllo da parte di questo governo. Quello che noi diciamo da tempo è che le multinazionali se non le regoliamo continueranno a scorrazzare per il mondo e a fare il bello e cattivo tempo sulla vita dei lavoratori e sugli interessi economici dei vari Paesi, utilizzando tutte le prebende che possono essere attivate a livello locale, regionale, nazionale ed europeo e poi fuggendo senza restituire il maltolto». «È un paese che ci racconta un sacco di favole - ha concluso il segretario Uil - e poi i lavoratori hanno il problema sempre di dover dare qualcosa. I lavoratori di Mercatone Uno, pur di far vivere l’azienda, si erano decurtati l’orario e il salario. Ma se questo non basta e non serve al Paese stiamo sbagliando ricetta». «Purtroppo - ha aggiunto Barbagallo - sono più di 2000 persone che rischiano il posto di lavoro per errata conduzione della trattativa per l’acquisizione di questa azienda del vecchio governo e per omesso controllo da parte di questo governo. Quello che noi diciamo da tempo è che le multinazionali se non le regoliamo continueranno a scorrazzare per il mondo e a fare il bello e cattivo tempo sulla vita dei lavoratori e sugli interessi economici dei vari Paesi, utilizzando tutte le prebende che possono essere attivate a livello locale, regionale, nazionale ed europeo e poi fuggendo senza restituire il maltolto». «È un paese che ci racconta un sacco di favole - ha concluso il segretario Uil - e poi i lavoratori hanno il problema sempre di dover dare qualcosa. I lavoratori di Mercatone Uno, pur di far vivere l’azienda, si erano decurtati l’orario e il salario. Ma se questo non basta e non serve al Paese stiamo sbagliando ricetta».