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Olio contraffatto, parla Barile: «È possibile tutelarsi scegliendo marchi Dop»

 
Graziana Capurso

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Graziana Capurso

olio d'oliva

Il presidente del patronato nazionale Inac-Cia, alla luce degli arresti avvenuti nell’operazione «Oro Giallo» a Cerignola, commenta con noi come si può contrastare il proliferare delle truffe

Giovedì 16 Maggio 2019, 17:10

BARI - Antonio Barile, presidente del patronato nazionale Inac-Cia, alla luce degli arresti avvenuti nell’operazione «Oro Giallo» a Cerignola, come si può contrastare il proliferare delle truffe dell’olio?
«Per evitare di incappare in oli contraffatti bisogna verificarne la corretta provenienza. Spacciare dell’olio lampante o dell’olio di semi addizionato con prodotti chimici è la più meschina delle contraffazioni, soprattutto in un momento storico come questo in cui, a causa del maltempo e delle gelate, la produzione di olive in Puglia si è ridotta notevolmente. Ma una soluzione per contrastare i truffatori c’è».
E quale sarebbe?
«Bisogna puntare tutto su un olio con il marchio certificato Dop o su un olio di tipo biologico. Si tratta di prodotti unici che, in particolare in Italia, sono controllati da norme alimentari che ne permettono una classificazione chiara».
Eppure esistono marchi che non usano il cosiddetto «olio puro», ma si avvalgono di olio proveniente dall’estero miscelato con quello nostrano.
«È vero, il pericolo è sempre dietro l’angolo soprattutto per chi acquista negli ipermercati. I grandi «bottigliatori», di solito, usano oli spagnoli o tunisini che sono deodorati, cioè raffinati e privati di odori e di difetti, e che però non rispettano i parametri di qualità del prodotto richiesti dal vero olio extravergine d’oliva, con caratteristiche di tipo chimico-fisico e organolettico. Si tratta quindi di oli non di buona qualità, che se controllati adeguatamente non potrebbero essere commercializzati come extravergine d’oliva secondo la normativa italiana. Basti pensare agli alchil esteri che nell’extravergine, solo se superano la soglia si 30, sono sinonimo di scarsa qualità per il consumatore».

Che consiglio si sente di dare a chi vuole acquistare un buon olio?
«I pugliesi sono degli acquirenti privilegiati perché possono toccare con mano la provenienza del prodotto che nella maggior parte dei casi arriva direttamente dal produttore al consumatore, conoscendo l’intera filiera dalla pianta alla bottiglia. Un esempio eccellente è l’olio bitontino. Ma per chi è meno fortunato ed è costretto ad acquistare in un supermercato, l’etichetta e il marchio conosciuto fanno la differenza. Fidatevi solo di brand certificati Dop, che danno una corretta informazione. Importanti sono anche il tipo di promozione dell’olio e l’attenzione ad una corretta educazione alimentare».

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