BARI - «Ed effettivamente Antonio Ricci, garantendo gli interessi economici della cosca di ‘ndrangheta Tegano nel reggino e della famiglia catanese di cosa nostra Santapaolo-Ercolano, aveva una sponsorizzazione criminale che poteva permettergli di agire soverchiamente nei confronti dei Martiradonna (oggetto della parallela iniziativa cautelare della Procura di Bari), costretti a subire la sottrazione di assets aziendali, grazie ai quali il Ricci aveva avviato la sua nuova lucrosa attività». Accuse pesanti quelle contestate dalla Dda di Reggio Calabria e che in più punti si intrecciano con le accuse molto contestate dalla Dda di Bari a Vito Martiradonna e ai suoi figli. Insomma, se non proprio un derby «Martiradonna-Ricci» poco ci manca. Dalle carte dell’inchiesta di Reggio Calabria sul ruolo di Antonio Ricci, 43 anni, barese, arrestato a Malta nell’ambito dell’inchiesta sulla montagna di soldi realizzati grazie alle scommesse online, per l’accusa, illecitamente, i paralleli sono numerosi. Stando alle carte, la famiglia Martiradonna da un lato e Ricci dall’altro, sarebbero dei broker abilissimi, molto corteggiati perché in grado di fare girare un «sacco di soldi» come raccontano i pentiti.
Per Ricci, tutto ruota intorno a Beataland che in passato ha anche sponsorizzato il Bari calcio. La storia di questo marchio maltese, sanato - e dunque diventato legale - nel 2016, è legata a doppio filo con quella dei Martiradonna. «Antonio Ricci - racconta il pentito Mario Gennaro al pm calabrese Stefano Musolino - inizialmente anni fa lavorava insieme al cugino Martinadonna su Bet1128, poi si sganciò da Martinadonna e si creò una sua, diciamo, struttura quindi un suo ufficio, una sua completamente struttura, completamente staccata». Secondo un altro collaboratore di giustizia, dietro la separazione ci sarebbe una lite su questioni di soldi. Fatto sta che Ricci, con la Oia Services di Malta (intestata a un prestanome e schermata dietro fiduciarie di Hong Kong), aveva poi rilevato da alcuni imprenditori calabresi il marchio Betaland che, insieme a Planetwin365, è uno dei pilastri intorno a cui ruota l’indagine.
Betaland avrebbe raccolto l’interesse dei clan calabresi. Planetwin invece avrebbe raccolto quelli della città di Bari, e in particolare di uno, il clan Parisi, come spiega ai pm baresi il collaboratore di giustizia Antonio De Manna: «Tutte le sale a marchio Planetwin365 a Bari e forse anche in provincia - dice - sono riferibili a Tommaso Parisi», il figlio di Savino, cantante neomelodico di cui era stato disposto l’arresto nel filone barese dell’indagine. E poi aggiunge che «il re delle scommesse qua a Bari è uno soltanto e si chiama Vitin l’Enel», al secolo Vito Martiradonna, ritenuto un tempo il cassiere dei Capriati cui garantisce ancora un «mensile» per il sostentamento: tra loro si chiamano fratelli ma nelle parole del vecchio boss Antonio Capriati c’è risentimento per i soldi che non sono mai tornati indietro. A condurre l’inchiesta barese, i finanzieri del Gico del Comando provinciale di Bari.
Ricci è stato arrestato su mandato d’arresto europeo. Nei prossimi giorni, davanti all’autorità giudiziaria maltese, sarà discussa la fondatezza della misura cautelare. «Aspetterei a rilasciare giudizi avventati sul mio assistito - fa sapere l’avvocato Gaetano Sassanelli che assiste Ricci -. Per prudenza meglio attendere il completamento della procedura di estradizione e il vaglio dell’Autorità giudiziaria maltese. Preciso comunque che non siamo di fronte all’arresto di un latitante. Il mio assistito è stato raggiunto nella sua abitazione regolarmente segnalata nel registro degli italiani residenti all’estero. Nessuna attività d’intelligence dal momento che il suo indirizzo è noto anche all’autorità giudiziaria».