Se ne è andato dopo aver tagliato il nastro dei 60 anni di attività e aver spento la sua 80esima candelina - poche settimane fa - circondato dall'affetto dei suoi cari e di tanti, tantissimi amici del suo quartiere. Crescenzio Pastoressa, titolare di uno dei bar più longevi del rione San Pasquale in via Lattanzio (Crescenzio è a sinistra nella foto che ricorda la cerimonia di aprile scorso dei 60 anni di attività), ha chiuso gli occhi per sempre la notte di Capodanno stroncato a un male che lo ha consumato nel giro di poco tempo. Mentre tutti festeggiavano il nuovo anno lui terminava di soffrire, stringendo la mano alla sua compagna di sempre, la moglie Carolina.
Una persona che si faceva voler bene per la sua simpatia e per la sua umiltà, è stato ricordato oggi nel corso dell'elogio funebre in una affollatissima chiesa di San Pasquale nonostante la pioggia battente e il freddo polare. Sono intervenuti a centinaia per dedicargli l'ultimo saluto a uno che era considerato una vera e propria istituzione nel quartiere. Una vita dedicata interamente al bar, un esempio di pochi uomini animati dalla forza del lavoro - ha ricordato il parroco nell'omelia -, attività iniziata quando aveva poco più di 20 anni ma che lo aveva conquistato da quando era bambino.
LA FOTO DEGLI 80 ANNI
Una storia iniziata nel dopoguerra, quando appena 20enne, e dopo aver lavorato da quand’era bambino (sette anni) nel bar del fratello (il Bar Nico di via Pizzoli), Crescenzio decide di avviare una iniziativa tutta sua. Apre un bar distante un isolato da quello attuale, precisamente all’angolo tra via Cirillo e via dei Mille. Per decenni è il bar di riferimento del vicino convitto «Cirillo», di cui diventa rifornitore di merendine, panini e quant’altro per rifocillare gli studenti. Nel 1972, il nuovo corso nel bar che attualmente porta il suo nome. Nel 1987 arriva in «soccorso» il figlio Michele, appena 21enne, dopo il congedo dal servizio militare.
L’attività va avanti secondo un collaudato sistema di gestione familiare e rigorosamente patriarcale: oltre a Crescenzio, che fino a quando le forze glielo hanno consentito, apriva ogni mattina apriva alle 4, a dargli man forte ci sono stati Michele e le due figlie Lucia (lavora ancora) e Katia. Nel 2011, Crescenzio ha dovuto mollare e andare in pensione e consegnare tutto nelle mani del figlio Michele che porta avanti il buon nome dell’azienda del papà unitamente ai dipendenti, di cui uno, Enzo, lavora da 40 anni. Una bella storia di una piccola impresa rimasta solida grazie soprattutto alla forza di volontà e al vincolo di famiglia.
Con lui se ne va un pezzo di storia di San Pasquale, una storia che resterà viva in quel sorriso stampato sul suo volto, e testimoniato da generazioni di clienti diventati amici sinceri. Per questo, come ha sussurrato qualcuno «Crescenzio continuerà a vivere nel suo bar...»