BARI - C’è un bambino allegro, solare e sereno che ha 11 anni e che frequenta la seconda media di un istituto cittadino. Un bel giorno, anzi un brutto giorno per lui e la sua famiglia, cambia tutto. Accade infatti che un gruppo composto da tre bulli, più grandi di qualche anno, lo avrebbe più volte picchiato e minacciato, dopo avere preteso soldi da lui. Succede anche che la vittima racconta di strane pasticche che il «branco» avrebbe provato a fargli ingerire. Teatro di percosse, minacce e vessazioni, i bagni dell’istituto. Qui dove, stando a una dettagliata denuncia, avrebbe anche subito un approccio di natura sessuale. A comporre la marmaglia, sempre per quello che il padre è riuscito a sapere da suo figlio, sarebbero tre ragazzi che frequentano classi superiori della stessa scuola. Questo almeno è quanto riferisce nell’esposto che ha dato il via all’inchiesta e il cui fondamento è ora al vaglio degli inquirenti. Insomma, accuse gravissime.
Questa è una storia di bullismo che più dolorosa non si può. Anche perché la vittima, che chiameremo Nicola (nome di fantasia) per colpa delle vessazioni subite, da una settimana ormai non va più a scuola. E allora, proviamo a riannodare i fili della vicenda, almeno per come è stata riferita dal padre dell’11enne, sia ai Carabinieri, sia al preside dell’istituto.
Siamo all’inizio del nuovo anno scolastico. Sembra filare tutto serenamente, come è avvenuto l’anno prima. La scuola, i compiti, la famiglia, gli amici. Poi, però, qualcosa cambia. Nicola comincia a comportarsi in maniera strana. Sembra quasi che voglia nascondere qualche cosa. Si chiude in se stesso ogni giorno di più. È come se fosse costantemente a disagio, se provasse vergogna. Mostra segni di irrequietezza e nervosismo in famiglia, così insoliti per il suo carattere. «In classe si distrae troppo» raccontano gli insegnanti ai suoi genitori. A un certo punto, però, tutto ciò che ha dentro esplode: scoppia a piangere e racconta il suo dramma. Riferisce in particolare ai genitori di quella volta, siamo a fine settembre, che viene avvicinato da un ragazzo più grande nei bagni. Lo mettono in mezzo in tre e gli chiedono 70 euro. Il più cattivo gli sferra un pugno, gli strappa l’orologio dal polso e lo minaccia: «Ti crepo di mazzate se non mi porti i soldi». Nicola ha paura. Riesce a recuperare 50 euro, rubandoli dal borsellino del fratello. La somma non basta e viene picchiato di nuovo. Pugni e calci e anche altro. Il ragazzo lo avrebbe ferito al braccio con un coltellino multiuso e la punta di un compasso. «Ci devi dare 70 euro o ti ammazziamo con una pistola!». Questo più o meno il tenore della minaccia.
Raccolta la confessione i genitori del piccolo dicono tutto al preside. Ma la sensazione è che Nicola abbia tenuto qualcos’altro dentro. Anche grazie alle attenzioni e all’aiuto dei nonni, quel qualcosa un po’ alla volta affiora dolorosamente. A volte il racconto è dettagliato, preciso. Altre volte lo è un po’ meno. Riferisce ad esempio di una caramella che sarebbe stato costretto a ingerire e che gli avrebbe provocato bruciore di stomaco e che poi ha vomitato. Un giorno vede i tre bulli armeggiare con un sacchettino rosso. Nicola viene costretto a seguirli in bagno dove viene picchiato ancora. Gli dicono che se non tace, lo fanno fuori. E poi c'è quella volta in cui il branco gli avrebbe abbassato i pantaloni e strappato le mutande, forse per umiliarlo. Nel lungo elenco, infine, spunta persino una pistola. Nicola trema e piange quando dice tutto questo. Teme di essere ucciso. Il padre denuncia tutto ai Carabinieri. La Procura presso il Tribunale per i minorenni ora indaga.