L’accesso a pagamento nel centro storico di Polignano in previsione di un «assalto» di visitatori, rimanda alla mente un’altra esperienza: il Carnevale di Putignano. Un evento che richiama migliaia e migliaia di persone che si consuma nel perimetro del centro cittadino. La domanda è: perché a Putignano non hanno mai pensato di far pagare secondo il modello Polignano?
Lo abbiamo chiesto a Roberto Bianco, presidente della Fondazione Carnevale negli anni 2005-2009. «Dopo la sperimentazione del carnevale a pagamento nel 2002-03, già con la gestione commissariale dell’anno successivo guidata dal prof. Piero Sisto, fu ripristinato il libero ingresso alla manifestazione – spiega Bianco – Sotto la mia guida è vero che il consiglio di amministrazione dell’ente decise di proseguire nella stessa direzione della gratuità, ma furono anche già poste le basi per individuare altre forme di entrata che integrassero quelle provenienti dal solo contributo comunale e dagli sponsor, con l’istituzione delle aree di parcheggio a pagamento agli accessi cittadini tramite servizio di bus navetta, per raggiungere il percorso mascherato.
Questo perché già in quegli anni ci si era resi conto che stavano progressivamente aumentando i costi organizzativi, soprattutto sul piano logistico oltre che su quello degli spettacoli e delle sfilate. Ritengo sia giusto pagare per assistere ad uno spettacolo unico e irripetibile di elevata valenza artistica. Un po’ diverso però è far pagare per circolare in un centro storico e ammirare il paesaggio o le luminarie, anche se, a Polignano, l’impatto scenico è assai suggestivo e tenere alto il livello di popolarità del luogo è piuttosto “impegnativo” . Trovo comprensibile quindi che gli amministratori comunali e gli organizzatori si sforzino di reperire risorse in ogni modo, anche attraverso il pagamento di un ticket, poiché i costi organizzativi sono fortemente lievitati per via delle nuove norme in fatto di pubblica sicurezza».
Giampaolo Loperfido, attuale presidente del carnevale di Putignano, è colui che ha ripristinato le sfilate a pagamento. «Si tratta di due cose diverse - dice -. Il Carnevale di Putignano, per il livello organizzativo raggiunto dalla manifestazione in questi ultimi anni, non poteva più reggersi solo sul contributo comunale (che peraltro si sta progressivamente assottigliando per ragioni di bilancio), o sui risicati e spesso intempestivi contributi provenienti dagli altri enti sovra-comunali. L’istituzione di un biglietto d’ingresso almeno per assistere al grande spettacolo dei corsi mascherati era diventato improcrastinabile. Ma al dopo sfilata, con i carri allegorici ancora schierati sul circuito, e alle manifestazioni collaterali, si può accedere senza pagare nulla. Per l’evento di Polignano, immagino che l’allestimento con le luminarie abbia comportato dei costi non indifferenti. È chiaro che se l’amministrazione o l’ente organizzatore deve sostenere delle spese e non si vuole finanziare tutto con le tasse dei cittadini o con il contributo e i commercianti non ce la fanno a contribuire per tutte le spese che occorrono, da qualche parte le risorse bisogna pur trovarle.
A meno che i contribuenti non siano d’accordo a sobbarcarsi per intero i costi di queste manifestazioni identitarie finalizzate a valorizzare e promuovere il proprio patrimonio cittadino. Penso per esempio al carnevale tedesco di Mainz: una città un po’ più piccola di Bari dove il carnevale è totalmente finanziato dai commercianti e a costo zero per i cittadini. Credo quindi che giocoforza, tutti i Comuni che organizzano grandi manifestazioni pubbliche si muoveranno nella direzione del ticket d’ingresso o in altre forme di autofinanziamento. Basti pensare ai nuovi costi legati alla sicurezza che hanno fatto salire l’impegno finanziario di qualsiasi evento su suolo pubblico di svariate decine di migliaia di euro (80mila euro nel caso dell’ultima edizione del carnevale di Putignano)».