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I giudici su Lady Asl e Gianpi:
sanità tra affari e collusioni

 
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Lea Cosentino e Gianpi Tarantini

Lea Cosentino e Gianpi Tarantini

La condanna a 4 anni e 2 anni e 6 mesi per l'ex dg e l'imprenditore. E la Cassazione conferma altra decisione su Lea Cosentino per vicende microspie

Giovedì 27 Settembre 2018, 21:11

L’imprenditore barese si muoveva con "disinvoltura e padronanza» negli uffici della Asl di Bari, trattando i funzionari pubblici, alcuni dei quali nominati su sua indicazione perché ritenuti «facilmente corruttibili», come "burattini nelle sue mani» in cambio di denaro, buoni benzina e incontri sessuali con escort. Tutto questo sarebbe avvenuto con la «copertura» dell’allora dg Lea Cosentino, che «contava su Tarantini per fare carriera politica ed essere nominata assessore regionale alla sanità, approfittando delle amicizie influenti dell’imprenditore barese». Sono alcuni dei passaggi con cui il Tribunale di Bari motiva le condanne inflitte nell’ottobre 2017 nei confronti di sei persone, tra cui Tarantini e Cosentino (condannati rispettivamente a 4 anni e a 2 anni e 6 mesi di reclusione), al termine di uno dei processi baresi su presunti appalti truccati nella sanità.

I fatti contestati risalgono agli anni 2008-2010 e in buona parte sono stati dichiarati prescritti. Per il Tribunale «emerge un quadro desolante di fenomeni collusivi e corruttivi, nei quali i pubblici ufficiali, piuttosto che perseguire interessi pubblici, rivolgevano l’azione amministrativa al perseguimento dei propri interessi economici, avendo quale unica finalità quella di conseguire il maggior guadagno economico possibile in violazione delle basilari regole della concorrenza». I giudici parlano di «irregolarità gravi e incontestabili» nelle gare per le forniture di protesi e strumenti chirurgici vinte dalle aziende di Tarantini, con denaro «speso senza alcuna utilità, sperperato e sottratto alle casse pubbliche per arricchire" l'imprenditore barese. Da parte sua Lea Cosentino (condannata per peculato ma prosciolta dall’associazione perché in qualità di partecipe il reato si è prescritto) «interviene in aiuto di Tarantini ogni qualvolta il meccanismo illecito si intoppa ed è necessario l’intervento del direttore generale per sbloccarlo».

Proprio ieri la Cassazione ha reso definitiva un’altra condanna per peculato nei confronti di Lea Cosentino con riferimento alla vicenda delle microspie fatte installare dieci anni fa negli uffici Asl.

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