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L’esperienza di Impact Hub: «Qui perché è la storia della città»

L’esperienza di Impact Hub: «Qui perché è la storia della città»

 
Rita Schena

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Rita Schena

L’esperienza di Impact Hub: «Qui perché è la storia della città»

La storia di Diego Antonacci di Impact Hub, una realtà consolidata nel quartiere fieristico

Giovedì 06 Settembre 2018, 12:35

«Da sei anni a questa parte abbiamo tenuto aperta la Fiera per 365 giorni all'anno. Con lei abbiamo vissuto i suoi momenti duri ed oggi siamo felici di vedere tutto questo ritrovato fervore per dar vita all'82ma edizione della Campionaria di settembre». 

Diego Antonacci di Impact Hub è un osservatore privilegiato di quanto successo in questi anni in Fiera.

«Quando decidemmo di avviare qui il nostro spazio di coworking, fu una scelta presa per vari motivi: la facilità di parcheggio, ma soprattutto la storia di questo quartiere fieristico che era stato spinta innovativa per la città. Un obiettivo simile al nostro».

L'Impact Hub che si trova all'interno della Fiera del Levante è uno spazio dove giovani professionisti e imprese possono lavorare insieme. Sei anni fa pochi sapevano realmente cosa fosse uno spazio del genere, oggi lavorano fianco a fianco 160 persone. Il tutto all’interno di una grande rete internazionale che conta 102 strutture simili nel mondo. 

«Negli ultimi mesi abbiamo dovuto razionalizzare ulteriormente i nostri spazi per riuscire ad accogliere tutti. Qui si lavora nei settori della creatività, del mondo digitale, delle nuove tecnologie. Come Hub organizziamo momenti di socializzazione, siamo una sorta di “villaggio lavorativo” che permette alle persone anche di conoscersi e stabilire relazioni. Inoltre periodicamente e secondo le necessità si organizzano incontri di approfondimento che possono essere utili alla comunità: degli “expert corner” dove esperti di particolari settori vengono a tenere mini corsi di aggiornamento».

Su una lavagna all'ingresso tutta una serie di appuntamenti per il mese di settembre, che servono a coinvolgere chi lavora in grandi e luminosi open space, ma dove è rispettata la privacy di tutti. Muovendosi per gli spazi tanti giovani al lavoro, facce sorridenti e concentrate, in questi sei anni il concetto di rete, collaborazione, coworking appunto, ha dato i suoi frutti. In un angolo una libreria, in basso un tavolino e sedie di taglia mignon, su una porta un biglietto: «Prima di uscire ricordati di spegnere l'aria condizionata, grazie». 

«Molti vengono qui a lavorare con i figli – spiega Antonacci sorridendo -. Abbiamo anche una cucina condivisa, in spazi comunitari è indispensabile stabilire regole di rispetto reciproco. Fino ad ora ha funzionato benissimo e il primo ottobre facciamo sei anni di vita». 

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