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Fitti in nero, Gdf Bari indaga sugli alloggi per studenti

 
Luca Natile

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Luca Natile

Dilagano nel mercato immobiliare barese le locazioni senza contratto e a «luci rosse»

Lunedì 27 Agosto 2018, 12:00

12:26

BARI -  Trovare una casa in affitto, con un canone abbordabile, resta una impresa. La crisi ha reso tutto più difficile. Numerosi sono gli appartamenti vuoti a Bari. Nonostante questo, i prezzi delle locazioni sono tornati a salire (+8,3%) dopo il calo degli scorsi anni. Uno degli incrementi più elevati d’Italia dopo quelli di Cagliari (+12%), Genova (+11.4%) e Venezia (+9,1%).

A Bari, secondo gli studi più recenti (importante quello della rete immobiliare specializzata «Solo affitti» riferita al 2017 ma che trova conferme nei rilievi dei primi sei mesi 2018) per un appartamento non ammobiliato si pagano mediamente 513 euro al mese, un valore di poco inferiore alla media nazionale (528 euro), mentre la richiesta mensile è di 556 euro (586 euro il dato italiano) per le case ammobiliate. Per un monolocale non arredato si pagano 340 euro (391 se arredato) e 121 euro in più sono richiesti per un bilocale (502 se ammobiliato).

Perché si va in affitto? Poco meno di un terzo degli inquilini (30%) - secondo il Rapporto sulle locazioni - sceglie l’affitto come abitazione principale, ben al di sotto del dato nazionale (47,8%), mentre la quota restante lo fa per motivi di lavoro (35%) o studio (35%). Le case sono in mano a tanti proprietari, che hanno fatto un investimento nel mattone, in linea di massima comprando la casa per un familiare, quindi o affittano al prezzo ritenuto congruo oppure l’appartamento resta vuoto. Ed è lo stesso motivo per cui è il mercato del «nero» è ancora florido.

Il «nero» è anche questione di consuetudini locali. Per molti è più comodo non registrare i contratti, facendo magari risultare un comodato d’uso. Anche con gli studenti si fa così, frodando il fisco. Finita l’estate e scelta la facoltà, comincia per gli studenti e le loro famiglie la caccia al posto letto. Il trend di spesa a carico delle famiglie, in questi ultimi anni, non si è ribassato.

Ora la Guardia di finanza sta intensificando i controlli dedicati alla lotta all’evasione legata alle locazioni illegali. Grazie agli input raccolti incrociando le informazioni contenute nelle banche dati gli investigatori della Gfd sono riusciti a individuare un numero sempre maggiore di raggiri ed evasioni fiscali. Molti i proprietari che per questa ragione hanno deciso di mettersi in regola. Per una singola camera si possono spendere in media da 250 a 300 euro al mese, a seconda dell’ubicazione dell’appartamento e della qualità dello stabile, ma c’è anche chi arriva a pagare 400 euro per una singola, con massimo due persone in casa. A volte il contratto c’è ma è registrato per uno solo degli studenti presenti in casa e gli altri si aggiungono in nero.

C’è un’altra particolare categoria di locazioni sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Si tratta degli affitti a «luci rosse» ossia delle case cedute alle prostitute a prezzi non certo da equo canone. Cresce a Bari il valore aggiunto complessivo del «nero» e delle attività illecite legate a quello che potremmo definire l'indotto della prostituzione, dai servizi di accompagnamento, agli affitti non denunciati.

I «servizi di prostituzione» secondo un dato contenuto in un report dell'Istat sulla cosiddetta economia non osservata, realizzerebbero «un valore aggiunto pari a poco meno del 25% dell’insieme delle attività illegali, e consumi per milioni di euro». Insomma l'industria del sesso genera profitti ed i baresi non intendono restare a guardare. Vogliono una fetta di questo business clandestino e se la prendono offrendo attività di varia assistenza, previo compenso. Cedere in locazione un appartamento ad una prostituta, pur nella coscienza di quale sia l’attività esercitata, non costituisce in sé un reato. Non c'è il favoreggiamento alla prostituzione fino a quando che il locatore non si spinge a «collaborare» ad esempio fornendo di profilattici o reclutando clienti.

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