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Riecco l'illusione dei saldi

 
GIANFRANCO SUMMO

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GIANFRANCO SUMMO

Saldi

Sabato 06 Gennaio 2018, 20:16

di GIANFRANCO SUMMO

Nella calza della Befana gli italiani hanno trovato anche quest’anno i saldi. Due riti in uno. L’Epifania che chiude le feste invernali e la caccia all’acquisto a prezzi ribassati, che regala l’ultima euforia post natalizia. Svincolarsi dal festival dei luoghi comuni che i due temi portano in dote è piuttosto arduo. Dunque, tanto vale arrendersi.

Ha ancora senso parlare di saldi? In Europa gli unici ad aver avuto il coraggio di rompere l’incantesimo sono stati i tedeschi: con il loro consueto decisionismo, li hanno aboliti per legge da oltre dieci anni. Ma il risultato non è stato propriamente esaltante. Le associazioni dei commercianti denunciano perdite eccessive sui margini di guadagno (a favore delle grandi catene) e i consumatori sono diffidenti, disorientati dalla mancanza di punti di riferimento.

Resistono in Francia e Spagna con regole abbastanza simili a quelle italiane e sono ancora una istituzione in Gran Bretagna e non c’è Brexit che tenga: si parte il 26 dicembre con il «boxing day», in onore alla simpatica tradizione dei nobili inglesi di offrire alla servitù le scatole (box, appunto) con i regali ma solo il giorno dopo Natale.

Conviene davvero comprare ai saldi? L’economia è fiducia. E nel caso dei saldi diventa disciplina psicosociale. La tipologia umana varia dallo snob («...io rifaccio il guardaroba a ottobre...»), allo scettico («tanto ci fregano sempre»), al fanatico, all’astuto: «Le vedi queste scarpe? Lo sconto del 40% me l’hanno già fatto la settimana scorsa».

Allora si può provare a cercare qualche certezza (a saldo) nelle statistiche. Il Codacons prevede una spesa media di 168 euro a famiglia, -4% rispetto allo scorso anno. E con solo il 40% degli italiani sedotti dal rito laico dello sconto. Per Federconsumatori, però, questo 40% spenderà 181,20 euro di media (i centesimi sono importanti) ma con un incremento dello 0,7% sul 2017. Di tutt’altra stoffa l’esito delle indagini di mercato di Confcommercio: il 61,4% degli italiani si accinge a invadere i negozi, ben più del 58,5% di dodici mesi fa, con una spesa media di 331 euro per famiglia.

Quanto è finito nella calza della Befana, tra dolciumi e giocattoli lo ipotizza Confesercenti: 68 euro. I campioni della tradizione sono in Puglia, a Bari, dove il dono dell’Epifania raggiunge il 72%. E, come luogo comune comanda, nella frenetica Milano sono meno interessati al rito del «tengofamiglia» e quindi solo nel 44% dei casi è stata onorata la Befana: saranno meridionali nostalgici?

Neppure il radioso progresso di internet si è sottratto al fascino demodè dei saldi: tutti i siti specializzati nelle vendite on line strillano percentuali di ribasso da vertigine. Il cerchio si chiude con gli sms di «invito» alla clientela agganciata dalle fidelity card. Ma funzionano benissimo anche le vetrine-civetta dei giorni scorsi («50 buoni motivi per acquistare») e la solerzia dei commessi pronti ad invogliare, nei giorni scorsi, i clienti più timidi: «Sul prezzo del cartellino pratichiamo un ulteriore sconto, non si preoccupi...».

Allora forse i saldi, come la Befana, in realtà non esistono. Servono solo a mantenere viva negli adulti l’illusione che ci sono ancora regole e regali, entrambi caduti dal cielo.

Ma (r)esistono ancora gli italiani per i quali le feste hanno solo il colore degli spiccioli. Con i quali non si va lontano neanche ai saldi. Per la Confcooperative 4,5 milioni vivono in povertà e per loro non c’è saldo che tenga.

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