Che cos’è un treno? Una culla di emozioni, amori, sogni, una macchina del tempo che ci trasporta dolcemente nel giacimento di ricordi, desideri, illusioni e delusioni della nostra esistenza. A maggior ragione se attraversa uno scenario aspro e ricco di ispirazione come può esserlo quello che dalla Murgia sudorientale sfocia, in direzione Nord-Ovest, verso il Subappennino dauno.
C’era una volta il trenino della Murgia.
Collegava Gioia del Colle in Terra di Bari con Rocchetta Sant’Antonio in provincia di Foggia. Trasportava studenti, pendolari, agricoltori ma anche figli di agricoltori che grazie ai sacrifici dei genitori erano riusciti a studiare e avevano conseguito con fatica il sospirato «posto fisso»: e in giacca e cravatta attraversavano al calduccio quei terreni dove nonni e bisnonni avevano imbracciato una zappa inanellando rughe concentriche attorno a un viso sempre stanco.
Se un vagone avesse anima, memoria e voce, racconterebbe biografie umane, odori, sapori, suoni e profumi che hanno preso posto dietro le tendine scostando le quali due amanti si sono detti «addio» oppure «arrivederci». Da Gioia a Santeramo ad Altamura a Gravina, Poggiorsini, Spinazzola e oltre, il trenino fino a un decennio fa ha solcato la neve e sfidato la calura. Poi la spending review e la modernizzazione spinta lo hanno spedito in pensione con il suo carico immateriale - eppure inestimabile - di ricordi e di vita vissuta.
Nel cuore dei ferrovieri, e dei loro figli, però, quel convoglio alimentato a nafta e a binario unico (per ripartire da una stazione occorreva aspettare l’arrivo del treno reciproco) ha significato tantissimo: è l’armadio virtuale di famiglia, che custodisce i fotogrammi più belli di un’infanzia costellata di suoni ripetuti come il «dlendlen-dlen» del passaggio a livello o il fischio del capostazione-papà che poi saliva nell’alloggio, si toglieva il cappello e gustava il piatto fumante di pasta e ceci preparato dalla moglie.
Ecco, quei suoni, quei fotogrammi e quei rituali stanno per ritornare, non più nell’ottica di un servizio di trasporto, ma in quella del rilancio turistico di un territorio meraviglioso al punto da essere scelto in modo assiduo come set cinematografico o di fiction televisive dai più prestigiosi autori anche internazionali.
Dal 2023, sempre che la burocrazia non ci metta il suo «freno» guastafeste, il «Treno dolce vita» tornerà a fischiare tra Murgia barese e Subappennino dauno. Saranno non più terza o seconda classe cariche di pendolari assonnati ma convoglio di lusso, elegante, sostenibile per un turismo «slow». Da quei finestrini gli ospiti di una Puglia sempre più gettonata dai tour operator ammireranno scenari inimitabili.