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Qui, come in Lombardia, chi sbaglia deve pagare

 
Giuseppe De Tomaso

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Giuseppe De Tomaso

Coronavirus

Esaminiamo il caso del professor Pierluigi Lopalco. Curriculum ineccepibile, status di esperto acclarato. Ma la sua stagione da assessore alla sanità in Puglia sta collezionando una serie di svarioni degni del più sprovveduto e disastroso teorico dell’improvvisazione al potere

Mercoledì 10 Febbraio 2021, 15:34

Diceva Henry Ford (1863-1947), leggendario inventore dell’industria automobilistica: «Se volessi fare del male ai miei concorrenti, li riempirei di esperti». E si riferiva, Ford, agli esperti che lavorano nel privato, quelli sottoposti alla selezione del mercato. Chissà cosa avrebbe detto Ford a proposito degli esperti che affollano le camere delle istituzioni pubbliche, le anticamere delle segreterie politiche e i salotti della tv.
Esaminiamo il caso del professor Pierluigi Lopalco. Curriculum ineccepibile, status di esperto acclarato. Ma la sua stagione da assessore alla sanità in Puglia sta collezionando una serie di svarioni degni del più sprovveduto e disastroso teorico dell’improvvisazione al potere.

Con i numeri non si scherza. Se la Puglia sta in zona arancione, anche se solo tre giorni in più (da domani scatta il giallo), mentre avrebbe potuto già stare in giallo, è perché sono risultati sbagliati i calcoli sui posti letto Covid. Ma la colpa non è del destino cinico e baro. Di chi, allora? In primis dell’assessore, cioè di chi ha la responsabilità diretta, politica e gestionale, della sanità pugliese. L’assessore Lopalco può invocare attenuanti. Semmai a lui dovrebbero essere applicate le aggravanti, alla luce del suo prestigioso cursus honorum professionale.

Fare l’assessore è cosa diversa che fare il professore. Un conto è essere bravi in sala operatoria o in laboratorio, un conto è programmare la politica sanitaria, conoscere il settore, sapere di legislazione e amministrazione, indirizzare un bando di gara, intercettare le risorse a disposizione e, soprattutto, far funzionare la macchina ospedaliera e preospedaliera. Un conto, infine, è (non) sbagliare sui numeri, che sono l’unica cosa che si avvicina alla verità.

Guai a sbagliare a far di conto. È inammissibile. Si rischia, com’è avvenuto in Puglia, di aggravare la crisi di intere categorie produttive. Si finisce per togliere l’ossigeno a chi è già moribondo. Un conto sono le relazioni commerciali e produttive in zona arancione, un conto sono quelle in zona gialla. Chi paga per questi errori? Chi deve risponderne? A chi dovranno ricorrere i commercianti, i lavoratori autonomi danneggiati, i ristoratori? Avrebbero dovuto o potuto restare aperti, invece sono stati costretti a comprimere le attività: chi li risarcirà per i mancati introiti già falcidiati da un’annata infernale e dai ristori soltanto promessi?


E poi la confusione. Inesorabile, continua, sistemica. La Regione Puglia si è distinta per l’incertezza decisionale e operativa (vedi la scuola) in quasi tutti i mesi della pandemia. Con il passare del tempo il caos è aumentato, anziché diminuire. Tuttora sono in pochi a capire cosa è successo e cosa sta succedendo.
Morale. Fino a quando si sbagliano le analisi politiche, pazienza. Ma quando si sbagliano i numeri, non c’è pazienza che tenga. Chi ha la responsabilità politica e sbaglia, paghi (anche se non è colui che materialmente dà i numeri). In fondo è ciò che è accaduto in Lombardia con il superpasticcio (anch’esso sui numeri relativi alle zone da colorare) provocato dall’assessore Gallera, sostituito nel giro di poche ore dalla più collaudata Letizia Moratti.

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