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Un «patto» per far rivivere lo sport che conta

 
Gaetano Campione

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Gaetano Campione

Un «patto» per far rivivere lo sport che conta

Mai come oggi la città di Bari è piena di stadi, palestre, piscine e piste che funzionano a pieno regime. Insomma ci sono i contenitori, ma mancano i contenuti

Mercoledì 18 Luglio 2018, 17:31

I colori biancorossi dello sport di vertice si stingono, sbiadiscono. Se non fosse per il rosa fluo delle ragazze del calcio femminile (la Pink ha anche vinto lo scudetto Primavera e giocherà in serie A) e per il rosso sgargiante della canoa polo del Cus (serie A1), nel capoluogo pugliese lo sport che conta a livello di squadra non esiste più.
La città felice e vincente degli anni passati ha lasciato il posto alla città infelice e sconfitta. Con un paradosso: mai come oggi siamo pieni zeppi di stadi, palestre, piscine e piste che funzionano a pieno regime. Insomma, ci sono i contenitori, mancano i contenuti. L’addio del Bari calcio è solo l’ultimo di una lunga lista nera.

Mancano da tanto tempo pallacanestro e pallavolo, che invece sgomitano nei campionati minori. La pallanuoto ha fatto un passo indietro ed è ripiombata nello stagno della serie B, il rugby non riesce a venir fuori dalla palude della serie C; per vedere la pallamano che conta bisogna andare a Conversano; il tennis cerca lentamente di guadagnare posizioni. La grandeur si è sgretolata, complice la cronica mancanza di fondi, l’assenza di un significativo sostegno istituzionale, la latitanza degli sponsor, l’anomalia di un tessuto imprenditoriale sordo, pur predicando l’attaccamento al territorio. E a proposito di istituzioni, la burocrazia a volte sembra accanirsi, girando il dito nella ferita, come per la incredibile vicenda della richiesta - da parte del Comune - del pagamento della tassa rifiuti a chi gestisce gli impianti sportivi cittadini. Il tramonto sulla città del lungomare non è mai stato così nero.

Buona volontà e competenza non bastano più per volare alto. Dice Angelo Giliberto, presidente del Coni Puglia: «Che la scomparsa della squadra del Bari dal calcio professionistico sia un bruttissimo colpo per la città e lo sport barese è lampante. Negli sport di squadra, ad alti livelli non resta ora che il baluardo della Pink Bari, che disputa la serie A di calcio femminile e ha appena vinto lo scudetto Primavera. Adesso il paradosso che vive lo sport cittadino è ancora più evidente: sotto il profilo impiantistico vanta strutture al top, si pensi ai due stadi, al PalaFlorio, al Cus, alle piscine comunali, alla lunga serie di palestre di quartiere, PalaMartino in testa, fino ai playground diffusi. Un patrimonio che, aggiungendoci il calore che i tifosi baresi sanno dare, si scontra sempre più con l’assenza di squadre di livello: dal basket al volley alla pallanuoto, discipline che a Bari per motivi e vicissitudini diverse non sono riuscite a trovare costanza nella crescita. Un problema che ha varie cause: di gestione delle società sportive, di un appeal che di fatto non si riesce a costruire col tessuto imprenditoriale del territorio, quindi anche di approccio culturale.

«Eppure abbiamo tecnici in grado di allevare talenti in tanti sport - nelle discipline individuali pensiamo a baresi doc come l’oro olimpico Domenico Montrone nel canottaggio, al judoka Giuliano Loporchio, fresco anche di un argento ai Giochi del Mediterraneo, al plurimedagliato Fabio Parisi nella greco-romana, per fare qualche nome recente - oltre che grandi capacità nell’organizzare grandi eventi, da tempo sempre più presenti anche in città. Come Coni Puglia, i corsi della nostra Scuola regionale dello sport, nel formare dirigenti attraverso tutti gli strumenti di management, puntano in parallelo a far passare un messaggio-chiave: il movimento sportivo di base deve recuperare il suo approccio più autentico, quello del volontariato, della passione che sappia prescindere dalla immediata circolazione della moneta. Un antidoto per uno sport fattosi troppo imprenditoriale già a livelli di base».

Perché allora non dare vita a un patto per far rinascere lo sport di vertice? Magari creando un consorzio di società baresi, pronte a razionalizzare le risorse disponibili, con una seria programmazione? C’è il tempo per discutere prima che partano i campionati: una sinergia di alto profilo farebbe risplendere di nuovo i colori biancorossi.

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