BARI - Si è conclusa ieri mattina, a Bari, la seconda tappa dell’iniziativa «Un Campione in Famiglia» un tour itinerante all’insegna dello sport promosso da Cattolica, Business Unit di Generali Italia, in partnership con la società Rg, il patrocinio del Comune di Bari e il coinvolgimento della Rete Agenti Cattolica. Tra gli ospiti anche Adriano Panatta, che si è soffermato sul momento magico del tennis italiano.
Adriano Panatta, con la conquista della Coppa Davis è caduto il «vostro» tabù.
«Non penso proprio che trascorreranno altri 47 anni. Certo, il confine tra alzare un trofeo e perderlo è sempre sottilissimo. Non a caso, anche la mia generazione ha sfiorato la Davis in altre tre occasioni. Tuttavia, vedo presupposti differenti. A cominciare da un campione che può arrivare al top assoluto e restarci per lungo tempo. Sinner è il simbolo di qualcosa che può generare magia».
Ma davvero prefigura per lui un futuro da numero uno?
«Assolutamente. Non conosco bene Sinner nella quotidianità, ma in lui scorgo le doti umane imprescindibili per arrivare al top: umiltà, applicazione, voglia di migliorarsi ogni giorno. Ma non è necessario guardare troppo avanti. Jannick è già una meravigliosa realtà in grado di arrivare in fondo a tutti i grandi tornei. Ed è questa la vera grandezza: vincere è soltanto una conseguenza».
La «Sinner mania» darà una svolta ulteriore al tennis italiano?
«Parliamo di una disciplina che vanta già un enorme seguito, nonché un numero straordinario di praticanti. Piuttosto, penso ad altri benefici per il nostro Paese. Attorno alla figura di Sinner innanzitutto si moltiplicherà la competizione tra gli emergenti italiani: Musetti e Arnaldi sono giovanissimi, Berrettini ha tutto per tornare ai vertici, così come altri possono dare lustro ad una generazione dorata. Ma penso anche ad aziende, marchi e realtà industriali che trarranno benefici dalla vicinanza a questi campioni. Proprio come successe alla mia epoca».
La Puglia mostra una passione supportata da numeri altissimi: magari emergerà qualcuno anche dalla nostra terra?
«La presenza di così tanti tesserati è il primo presupposto per alimentare la speranza. Poi occorre anche un pizzico di “aiuto divino” che infonda il talento naturale. La Puglia ci ha donato straordinarie campionesse come Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Perciò, ne vedremo crescere sicuramente altri destinati a grandi imprese».