Dal contadino al robot, dalla zappa al trattore guidato dal Gps, dallo spruzzino al drone. Niente più levatacce per irrigare i campi ma un semplice clic con un tablet. L'agricoltura cambia pelle e sembra conquistare soprattutto i giovani: le imprese agricole under 35 sono infatti le uniche a crescere. Niente più agricoltori poco istruiti, ma veri manager colti che guardano a modelli gestionali e alle attività di rete, come ad esempio gli agriturismi.
Una tendenza che ha dato una scossa a un mercato in cui si privilegiano i cibi sani, puliti e si pratica un modello di impresa sostenibile. La Puglia è la seconda regione in Italia per superfici biologiche (il 13% di quelle nazionali) e terza per aziende, con circa 10mila operatori Bio attivi. Uva, olio, vino, pasta: i nostri prodotti viaggiano ovunque e i dati di questi primi sette mesi confermano un trend dell'export che ha superato i 5 miliardi di euro.
Ma si può fare di più. Ed è per questo che le nostre eccellenze agroalimentari, fatta di 15 Dop/Igp, 39 tra Doc, Icg e Igt del vino e 329 prodotti «Pat», devono poter viaggiare oltre confine più facilmente, con una logistica più adeguata (ad esempio gli aerei cargo). La grande industria agroalimentare della Puglia rappresenta una grande ricchezza, insieme al turismo.
Per questo serve il lavoro di squadra. Le imprese devono credere nei Consorzi, che a loro volta devono essere più attivi intercettando centinaia di milioni di finanziamenti. Le istituzioni devono mettere a sistema le risorse troppo spesso affidate ad organismi che operano in autonomia. E gli uni devono aiutare gli altri. Solo così i sogni diventeranno realtà. Senza il seme, la pianta non nascerà mai.