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«A partire da adesso (One Way)», il «finale diverso» in musica di Chiara Turco

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

NON TOCCARE Chiara Turco musica

foto Martina Loiola

Originaria di Torricella (Ta), la cantautrice reduce dal Primo Maggio di Roma con La Municipàl racconta il nuovo singolo e ricorda gli inizi: «Da sola con la mia loop station perché il paese era piccolo e non potevo formare una band»

Giovedì 09 Maggio 2024, 11:39

Quante volte ci è successo di pensare di avere una solo strada da percorrere e poi la vita ci ha sottoposto un bivio, una nuova direzione che credevamo impossibile? È questo il cuore di «A partire da adesso (One Way)», nuovo singolo della tarantina Chiara Turco, cantautrice e polistrumentista originaria di Torricella (Ta), da anni sulla scena nazionale con il suo progetto solista e tante collaborazioni, non ultima quella con La Municipàl. Pochi giorni fa è stata proprio con la band sul palco del Concerto del Primo Maggio di Roma, al Circo Massimo, e sempre con il progetto di Carmine Tundo sarà in tour quest'estate. Nel suo nutrito curriculum, però, ci sono - tra le altre cose - il palco del Cinzella Festival a Taranto insieme a Levante, Frankie Hi-Nrg, The Zen Circus e molti altri, l'Uno Maggio Taranto, Arezzo Wave, e la partecipazione nella resident band del programma «Tonica», su Rai 2, condotto da Andrea Delogu. 

Con un suono caratterizzato dalla loop station, sintetizzatori ben utilizzati, commistione di lingua italiana e inglese, questo nuovo singolo uscito per Scirocco Music e distribuito da Ada Music Italy preannuncia il prossimo lavoro discografico di Chiara, in uscita dopo l'estate, e lascia all'ascoltatore la possibilità di immaginare un finale personale. «Ho voluto inserire elementi di speranza, di "guardare oltre", superamento della difficoltà economica, sociale, drammi interiori e di relazioni - racconta alla «Gazzetta» - i ragazzi della mia generazione, intorno ai 30 anni, sono molto legati a quello che hanno vissuto dieci anni fa. C'era più spensieratezza, ci si incontrava in giro, anche tra musicisti. Oggi siamo più portati a seguire strade pre-impostate, che non scegliamo noi. Ho voluto inserire anche una critica nei confronti della politica, ma anche del panorama musicale che stiamo vivendo, dove tutto è troppo veloce e le carriere sono cortissime rispetto a prima».

L'esperienza del Primo Maggio com'è andata?

«Il Circo Massimo è immenso. Però nonostante la pioggia battente, sul palco c'era un'energia incredibile. Con La Municipàl ormai siamo famiglia, suono il basso con loro dal 2020, in più eravamo una delle poche band che quel giorno ha suonato dal vivo, infatti si stanno aprendo tante nuove possibilità». 

Rimanere in Puglia per fare musica, una scelta coraggiosa...

«Il legame con la mia terra e con i musicisti per me è importantissimo. Siamo una regione fortuntata, in ogni band che suona su palchi grandi o fa gli stadi c'è almeno un pugliese. A livello sonoro e artistico anche il fatto di sentirci "dimenticati" come potenza economica ci porta ad avere un maggiore rapporto con la natura, col mare, ci rendiamo conto di questa cosa solo quando passiamo un periodo fuori e poi torniamo».

Ha sempre avuto uno stile che l'ha contraddistinta, suoni elettronici, synth anche quando non andavano cosi in voga come oggi: come se l'è costruito?

«Io non voglio precludermi niente, nonostante abbia uno stile preciso sto lavorando su varie canzoni e vari generi. Voglio che sia un'unione di quello che sono: l'elemento principale è sempre la voce, con loop e synth, ma anche tanti suoni, chitarre, bassi, contaminare mondi diversissimi, come il rock con l'ambient. Serve anche al pubblico per far capire che la musica è così ampia che non è necessario identificarsi in un genere».

La loop station, questo apparecchio così affascinante che replica i suoni in maniere sempre nuove, come ha cominciato a utilizzarla?

«È stata un'esigenza. Vivendo in un paese molto piccolo in cui la gente appassionata di musica si contava sulle dita di una mano, non avevo la possibilità di creare una band, e allora me la sono dovuta costruire da sola. Poi mi ci sono appassionata. E grazie anche ad Alberto Dati, che mi segue da tempo, mi ha guidato con professionalità e creatività verso il mondo dei synth, a cercare un suono riconoscibile che non vada poi a identificare la canzone solo come "canzone anni '80". Dietro ogni cosa c'è una forte ricerca sonora».

Insomma, se tracciamo un bilancio di questo momento della vita, parafrasando la sua canzone in che direzione stiamo andando?

«Voglio lasciare un finale aperto, immaginarmelo diverso. Anche per quanto riguarda la nostra società e la situazione che stiamo vivendo oggi, guerra, minacce ai diritti civili. Spero ci sia un cambio di rotta».

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