La scrittura orchestrale occupa da lungo tempo gli interessi del pianista barese Nico Marziliano che, a sette anni dall’ultimo lavoro realizzato, torna a incidere un cd con l’Orchestra laboratorio del Pentagramma realizzando praticamente una tetralogia orchestrale nella quale è possibile cogliere la sua evoluzione stilistica.
Step Four è infatti il titolo di questa nuova registrazione – edita dall’etichetta Farelive – nella quale Marziliano si cimenta non con una grande orchestra, ma con un organico di medie dimensioni, una almost big band per citare il precedente storico messo in piedi da Ernie Wilkins, il sassofonista uscito dalle file della Count Basie Orchestra che nel 1980 formò appunto una band di tredici elementi.
Non a caso, la scelta di un organico per così dire ridotto ha consentito a Marziliano di concentrarsi ulteriormente su un’idea di scrittura che non cerca mai di stravolgere le versioni originali dei brani, preferendo piuttosto rileggerle in filigrana ripensandone a tratti le armonie o alcune peculiarità ritmiche o giocando su una condotta delle parti e su una loro distribuzione che richiama una certa scuola dei maestri dello Swing.
Il che, ovviamente, non implica necessariamente una scelta di repertorio legato alla tradizione, dal momento che, in particolare in questa registrazione, sono presenti ben quattro brani a firma di Wayne Shorter, ovvero Black Nile tratto dall’album Night Dreamer, Infant Eyes e Witch Hunt dal celebre Speak No Evil e One By One, inciso invece con i Jazz Messengers di Art Blakey nell’album Ugetsu.
Una scelta, quella di Shorter, che ha finito involontariamente per rendere omaggio al grande sassofonista da poco scomparso e che Marziliano ha saputo ben trascrivere orchestralmente confidando oltretutto sulla grintosa verve solistica del sassofonista garganico Michele Carrabba. Nel resto della scaletta, si fanno apprezzare le riletture orchestrali in stile bop to swing di due titoli parkeriani non molto frequentati come Au Privave e My Little Suede Shoes, mentre in Bright Mississippi di Monk la scelta principale sembra quella di mettere in risalto la melodia di Sweet Georgia Brown della quale il brano è notoriamente un efficace mascheramento.
A volerla dire tutta, non mancano un paio di scelte azzardate. È il caso ad esempio di Stolen Moments nel quale però Marziliano sa intelligentemente evitare di indurre l’ascoltatore a un istintivo paragone con l’originale di Oliver Nelson. Più audace è invece la scelta di volgere lo sguardo a un passato più remoto affidando la melodia di Mr. Paganini, cavallo di battaglia di Ella Fitzgerald, alla voce di Annalisa Mondino, che in ogni caso riesce a uscirne indenne.
Molto più apprezzabile, in questo senso, la sua bella interpretazione canora di Invitation, il tema di Bronislaw Kaper che Marziliano recupera meritoriamente da un certo oblio.
Un ascolto piacevole e mai superficiale anche per merito dei numerosi interventi solistici in seno a un’orchestra che, sotto la direzione di Marziliano e con le «ospitate» di cui s’è già detto (Carrabba e Mondino), riunisce Michele Capriati al flauto, Alfredo Sette alla tromba, Michelangelo Belviso, Luca Fusaro, Enzo Marinelli, Paolo Debenedetto e Francesco Grandolfo ai sax, Gelsomino Panico al trombone, Vito Liturri al pianoforte, Giuseppe De Lilla al contrabbasso e Savino Dipace alla batteria.