PRESICCE-ACQUARICA - Raggiunta da un colpo di fucile e lasciata in fin di vita nelle campagne della zona industriale di Presicce-Acquarica. È la sorte toccata a una cicogna, che non potrà mai più volare. Chi ha sparato non è riuscito a ucciderla ma l'ha condannata per sempre.
La stagione della caccia, nel Salento, si è aperta nel peggiore dei modi. Sono due, finora, gli esemplari salvati dal Cras, il centro recupero animali selvatici di Calimera. Un falco con ferite d’arma da fuoco e un omero frantumato, arrivato al centro proprio nel giorno dell'apertura della stagione venatoria 2022, e una cicogna ferita a Presicce Acquarica.
La cicogna è stata trovata in campagna da un autista che si occupa del trasporto di persone diversamente abili. Si stava recando al lavoro col suo pulmino quando se l'è vista davanti. Perdeva sangue e si dibatteva, ed è partito l'sos. L'assessore comunale Andrea Monsellato e la guardia zoofila Pierluigi Trovatello l'hanno trasportata fino al centro e affidata alle cure dei veterinari. «La cicogna non aveva neppure la forza di mettersi in piedi - racconta Simona Potenza, responsabile del Cras - le radiografie hanno evidenziato la presenza di dodici pallini da caccia e schegge di piombo, sparsi in tutto il corpo dell’animale. Alcuni avevano rotto l’omero in più punti e reciso un vaso sanguigno che irrorava l’ala». Impossibile salvargliela.
Il direttore sanitario e veterinario del Cras, Gianluca Nocco, e la sua collega, Elisabetta Mansullo, non hanno potuto fare altro che amputarle l'ala. «I giorni successivi non sono stati facili - spiega ancora Simona - domenica, dopo quattro giorni dall’intervento e le amorevoli cure degli operatori del Centro, le sue condizioni sono migliorate e la cicogna è riuscita ad alzarsi e camminare».
Volare non potrà, mai più. Qualcuno ha deciso per lei. «Non ci importa chi sia stato - dice la responsabile del Cras - ma il gesto è davvero spregevole. La cicogna è il simbolo della vita. Nell’immaginario comune è colei che porta un figlio ai suoi genitori. È un animale raro e protetto. Ha un compagno per tutta la vita e migra per nidificare per poi ritornare a svernare, in genere in Africa o Spagna meridionale. Con questa stagione per lei è terminato tutto. Non rivedrà il suo compagno, non potrà più riprodursi e la migrazione sarà solo un ricordo».
E allora che fare per mettere fine alla mattanza? «Bisognerebbe aumentare i controlli e fermare i folli - chiude ferma Simona Potenza- che in barba a ogni legge e al buon senso non si fanno alcuno scrupolo a sparare contro meravigliose creature indifese. Non lasciamo che quel po’ che è rimasto del patrimonio faunistico sia lasciato nelle mani di pochi barbari ignoranti».