TARANTO - Resta tutto sospeso. Il caso Ilva è in attesa - da oltre sei anni - di trovare una soluzione definitiva, ma le variabili col passare del tempo aumentano e il 15 settembre, fissato dai commissari straordinari come termine ultimo di resistenza dei conti, è dietro l’angolo.
Tutti i soggetti coinvolti attendono che l’Avvocatura dello Stato esprima il suo parere sulla procedura di gara dopo le criticità rilevate dall’Autorità nazionale anticorruzione. ArcelorMittal non ha ricevuto alcuna comunicazione dall'Avvocatura dello Stato su un eventuale via libera per l'acquisizione dell'Ilva. Secondo quanto ricordano infatti fonti vicine all'azienda, interpellate in riferimento alle voci su un parere positivo all'operazione da parte dell'organo, l'iter prevede che l'Avvocatura comunichi la decisione al ministero dello Sviluppo economico e questo, solo successivamente, si attivi per contattare i soggetti interessati alla vicenda, tra cui anche i sindacati.
Il vice premier Luigi Di Maio darà indicazioni precise sulla tabella di marcia e deciderà chiaramente se annullare o meno la gara che aveva definito «un pasticcio». L’ultima parola spetterà quindi al Governo, ma questa si baserà, almeno per gli aspetti tecnici e legali, su quanto scriverà l’organo legale dello Stato sul suo parere.
Il testo sarebbe già pronto nelle linee generali, ma le recenti polemiche sul conflitto di interesse, avrebbero in qualche modo complicato il percorso. In ogni caso il 24 agosto scade il procedimento amministrativo avviato da Mise lo scorso 24 luglio e finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto di aggiudicazione della gara. «Un atto dovuto» dopo il parere espresso dall’Autorità Anticorruzione che per primo aveva evidenziato criticità nella procedura di aggiudicazione.
Nell’attesa che Di Maio apra, o chiuda, il tavolo per il rush finale della trattativa, le parti continuano a restare in contatto. Un accordo fra sindacati e azienda sul nodo occupazione e un ulteriore miglioramento dell’addendum ambientale potrebbero dare al viceministro Di Maio un elemento ulteriore per avallare la prevalenza dello stato di fatto di una procedura di assegnazione ormai avanzata e vicina alla soluzione, sulle criticità normative già riscontrate da numerosi giuristi. Insomma un accordo condiviso da tutti i soggetti in campo: azienda, sindacati, forze sociali e ovviamente Governo avrebbe il suo peso per allontanare quel Piano «B» che Di Maio tiene nel cassetto e sul quale girano diverse ipotesi.
Da questa settimana, a meno di colpi di scena, dovrebbero riprendere gli incontri con i sindacati. Probabile che si tratterà ancora di incontri informali e comunque non ufficializzati alla stampa. Il momento è delicato e il lavoro ancora difficile. Di sicuro da entrambe le parti ci sono state delle concessioni e i numeri si sono avvicinati. Le ultime indiscrezioni davano la forbice ristretta sui 500-700 posti in ballo. Forse la prospettiva di una ripresa certa della produzione e della richiesta di acciaio anche dal mercato interno, magari spinto dal riavviarsi di un piano di risanamento delle opere e di edifici pubblici, potrebbe aiutare l’intesa.