BARLETTA - Diciannove anni. Una ragazza minuta, dal volto angelico e dagli occhi neri carichi di speranza. Lei è di etnia rom, desiderosa di emanciparsi dalla miseria, «traviata» dallo stile di vita occidentale al punto da fidanzarsi con un italiano del quale si era innamorata: una grave trasgressione alle tradizioni consolidate del popolo dei rom, una grave disubbidienza che non è stata accettata dai suoi familiari.
E così, per farla desistere e convincerla a dimenticare quel giovane conosciuto la scorsa estate a Barletta, al luna park, la sventurata per giorni è stata picchiata, tenuta segregata dalla madre e dalla sorella in una baracca fatiscente nel campo nomadi di via Barberini, all’ingresso della città di Barletta. Rabija e Sofia Sejdovic, 49 e 22 anni, madre e sorella della piccola rom innamorata, con le pesanti accuse di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia, sono state arrestate ieri dai poliziotti del commissariato barlettano dopo la denuncia del giovane di Barletta, picchiato anche lui dopo aver cercato invano di liberare la sua «fiamma», la sua bella romindifesa che gli aveva fatto perdere la testa. Insomma, un amore contrastato, ancora una triste storia di ignoranza e mancata integrazione.
Quando i poliziotti di una volante (coordinati dal primo dirigente Angelo Tedeschi e dal vice questore aggiunto Santa Mennea) hanno fatto irruzione in quella baracca hanno trovato la 19enne riversa a terra, con gli indumenti bagnati, in stato di semi incoscienza. Ha raccontato agli uomini in divisa di essere stata picchiata selvaggiamente dalla madre e dalla sorella che, da una quindicina di giorni, era diventata la sua «guardiana».
Come detto, all’origine delle violenze, è stato accertato dai poliziotti durante l’attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Maralfa del Tribunale di Trani, sarebbe stata la «violazione» da parte della 19enne delle regole della comunità rom nella quale vive. Regole che prevedono, per esempio, che eventuali rapporti sentimentali con persone «estranee» possono essere autorizzati solo dal capofamiglia o dopo il pagamento di una «dote ».
Nel caso della 19enne questo non è mai avvenuto: il padre è infatti detenuto e mai avrebbe dato il permesso alla relazione. Dei diecimila euro chiesti al 30enne, inoltre, nulla sarebbe stato pagato.
I due fidanzati, hanno dichiarato con estremo candore agli investigatori, si sono amati da subito ma, è pur vero, sin dal primo momento la loro relazione è stata osteggiata. Per questo, un mese fa, i due fuggirono di nascosto per obbligare la famiglia rom al matrimonio riparatore. I due furono poi costretti a ritornare perchè Rabija Sejdovic, in quella circostanza, oltre che denunciare la scomparsa della figlia ai carabinieri di Barletta, per telefono minacciò di morte sia lei che i familiari del suo fidanzato. Da allora la ragazza fu segregata nella baracca del campo nomadi, sorvegliata dalla sorella e con il divieto di rivedere il suo amore. Ieri c’è stato un nuovo e non riuscito tentativo di fuga.
La 19enne è stata bloccata dalla madre e dalla sorella e riportata con la forze nella baracc a-prigione. La mamma, spalleggiata da altri nomadi, ha anche picchiato il fidanzato al quale non è rimasto altro da fare che chiamare il 113 della polizia. È stato l’epilogo di un incubo e, probabilmente, l’inizio di un amore non più clandestino e contrastato.
















