di Giovanni Rivelli
Tra il 2007 e il 2016, rivela l’indagine Cgia di Mestre sul Divario Nord Sud, il pil medio pro capite dei lucani è cresciuto dello 0,6% (128 euro da 19.783 a 19.911) e la Basilicata è l’unica regione del Sud Italia in crescita anche se per per la nostra regione il divario col Nord Italia cresce da 12.897 euro del 2007 a 12.978 del 2015, vale a dire con una differenza di 81 euro. Ma la conquista della 14esima posizione tra le regioni, in salita di due superando Sardegna e Molise, più che un bicchiere mezzo pieno sembra il classico caso di «statistica del pollo di Trilussa», in cui 100 persone ingrassano mangiando due polli, altre 100 digiunano, ma statisticamente sono tutti satolli per aver mangiato un pollo. E in effetti i dati su rischio povertà o esclusione sociale segnano un impennata in regione, interessando il 41,5 dei residenti.
I dati sul Pil, tuttavia, sono innegabili quanto impercettibili. E contengono al loro interno la produzione totale di ricchezza della Regione, quindi, solo per fare un esempio, le auto che il gruppo Fca ha prodotto a Melfi e inviato negli Usa in un’annata particolarmente favorevole. Ma quella pur se modesta crescita non trova riscontro in altri indicatori e in particolar nei dati su occupati e disoccupati. Il dato sull’occupazione (statisticamente influenzato in positivo dalla riduzione della popolazione attiva) nello stesso periodo fa registrare un +0,8 (da 49,5 a 50,3), ma il tasso di disoccupazione (che con la riduzione della popolazione residente attiva a numeri invariati dovrebbe segnare un giovamento) cresce ancor più marcatamente, ossia del 3,8% passando da 9,4 a 13,3; in pratica per ogni 100 disoccupati nel 2007 oggi ce ne sono 140. Primo «premio di consolazione», anche in questo, il fatto che al resto del sud va peggio, con un aumento della disoccupazione di 8,6 punti, e anche il dato medio Paese è più alto di quello lucano, ossia 5,6 di crescita. Secondo «premio di consolazione», il fatto che non siamo l’unica regione in cui, a fronte di un aumento del Pil (spesso più marcato di quello lucano) si registra comunque un aumento della disoccupazione.
Ma a riportarci alla cruda realtà sono i dati sulla popolazione a rischio povertà o esclusione sociale. Nel 2007 in questa condizione si trovavano 37,3 lucani ogni 100, oggi sono 41,5, con una crescita di 4,2 punti percentuali che ci rischiaccia sul basso della classifica, nuovamente dietro Molise e Sardegna (che hanno tassi migliori rispettivamente di 10 e 5 punti) avvicinandoci molto alle condizioni di Calabria e Campania che, nel complesso, hanno tenuto le precedenti posizioni crescendo di qualche decimo di punto.
















