BARI - Dopo averlo chiesto per un anno in ogni sede, Michele Emiliano incassa l’invito del governo a presentare a Roma il suo progetto di de-carbonizzazione della centrale Enel di Cerano e dell’Ilva di Taranto. Ma - ospite della Cgil e del suo segretario generale Susanna Camusso - il presidente della Regione rilancia ancora una volta su Tap: «L’opera è illegittima - dice - e sta per essere realizzata su terreni di mafia. L’approdo va spostato a Brindisi. Chiederemo ancora una volta la revoca dell’autorizzazione, e stavolta la Cgil deve schierarsi con noi».
Ieri in Fiera del Levante per l’appuntamento organizzato dalla Filctem (i lavoratori della chimica e dell’energia) c’era anche il vice-ministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, che ha la delega alle politiche energetiche. Proprio dalla Bellanova è arrivata l’apertura insperata a Emiliano, che aveva lanciato il progetto di de-carbonizzazione lo scorso anno durante il convegno sul clima di Parigi: si tratta, in estrema sintesi, di riconvertire l’industria pesante all’uso di combustibili meno impattanti per l’ambiente. Emiliano ne ha parlato anche di fronte a Renzi, sabato scorso, durante l’inaugurazione della Fiera.
«Venga a Roma a discutere del suo piano - gli ha detto la ex sindacalista salentina -, ma per fare la de-carbonizzazione è necessario il gas e su questo c’è un impegno forte del governo. C’è un momento in cui si fanno i progetti, uno in cui si approvano e uno in cui devono essere realizzati: non è più tempo di discutere su dove va fatto il gasdotto Tap».
Un argomento che con Emiliano non fa presa. «Sono d’accordo con la strategicità dell’opera - ha ribadito ieri - ma non c’è alcun motivo per farla arrivare a Melendugno, su una delle più belle spiagge di Puglia, con la necessità di costruire un altro gasdotto di 50 chilometri quando sarebbe più logico spostarsi a Brindisi e ci si potrebbe connettere direttamente alla rete Snam». Anche perché, dice Emiliano, la tratta a terra del gasdotto «sta per essere costruita su terre di mafia, i mafiosi si accorgeranno che c’è qualcosa di poco chiaro e chiederanno di diventare soci dell’operazione».
Parole pesantissime, peraltro già pronunciate a febbraio nell’audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia («Siamo consapevoli che, se andiamo a fare opere pubbliche in aree delicate senza una specifica giustificazione, esiste la possibilità che qualcuno negli anni precedenti abbia costruito qualche meccanismo che poi noi rischiamo di completare in modo inconsapevole?»), che il presidente della Regione accompagna con l’annuncio di una nuova offensiva sul piano giuridico: «Abbiamo già chiesto la revoca in autotutela dell’autorizzazione unica, in quanto illegittima. Adesso daremo un termine per provvedere.
La Regione non è stata mai convocata per raggiungere la cosiddetta “intesa forte”, che secondo la Corte costituzionale è obbligatoria per procedure di questo tipo, ma soltanto in sede di Valutazione di impatto ambientale. Per questo l’autorizzazione è illegittima. Ma questo non significa voler ostacolare l’opera, perché noi vogliamo invece che sia fatta e sia fatta bene: se la si vuole realizzare in queste condizioni è probabile che ci sarà una indignazione generale nei confronti del governo».
Il segretario Camusso, che ha auspicato tra l’altro una politica comune delle Regioni meridionali sulle infrastrutture, rilanciando il solito ritornello sull’inutilità degli incentivi a pioggia e sulla necessità che le imprese tornino a investire, ha però tentato di stare fuori dalla polemica sul gasdotto.
«Opere come Tap necessitano di un confronto partecipato - ha detto - ed Emiliano ha ragione quando dice che Tap si deve fare condividendo». Tuttavia dai vari interventi della mattinata era emersa una posizione favorevole del sindacato rispetto all’avvio immediato dei cantieri di Tap. Sul punto, Emiliano ha tentato di tirare anche la Cgil dalla propria parte: «Io - ha detto - ho sostenuto senza remore il sindacato quando si è trattato di attaccare la Buona scuola. Adesso vi chiedo di darmi una mano».[m.scagl.]