MATERA - «Straordinario». È l’aggettivo più ricorrente usato per esprimere la dimensione di questa scoperta effettuata presso la Torre di Satriano, a Tito, dalla Scuola di specializzazione in archeologia dell’Università di Basilicata, con sede a Matera. Scuola che, nel tempo dei «tagli», pareva destinata al declino, se non alla chiusura (al momento funziona solo il terzo anno di corso). Invece - la cosa verrà annunciata a giorni in occasione delle celebrazioni per i vent’anni della sua istituzione - riprenderà la propria opera con nuovo vigore dal prossimo anno accademico: l’ateneo lucano infatti sosterrà, con specifici corsi di laurea, gli studi in archeologia.

«La costruzione - prosegue Osanna - somiglia a un tempio, ma non lo è: lo dimostrano gli spazi dedicati alle tombe di famiglia, i preziosi servizi da mensa per i banchetti, gli arredi per il cerimoniale. Con la presenza di ceramiche provenienti da Atene e bronzi dall’Etruria. Nel portico c’erano anche due grandi telai che dovevano essere ancora in uso quando, a metà del V secolo avanti Cristo, il Palazzo venne distrutto da un incendio. Possiamo solo sospettare che quel luogo sia stato al centro dei grandi rivolgimenti che diedero vita all’affermarsi dell’etnia Lucana».