Una presunta organizzazione criminale dedita ai furti, al traffico di autovetture rubate (prevalentemente Fiat 500, Fiat Panda, Lancia Y e Land Rover "Evoque") e alle estorsioni nei confronti dei proprietari, è stata smantellata dagli agenti della Squadra Mobile di Taranto, che hanno eseguito fino a questo momento dieci delle tredici misure cautelari - quattro in carcere e sei ai domiciliari - emesse dal gip Benedetto Ruberto su richiesta del sostituto procuratore Lanfranco Marazia. In alcuni casi le vittime denunciavano il furto della propria autovettura, per poi, a distanza di qualche giorno segnalarne l’avvenuto rinvenimento. Circostanza che ha destato ovviamente sospetti.
Le indagini hanno consentito di appurare in più casi che l’auto di cui veniva denunciato il furto si trovava nella disponibilità degli indagati - i quali provvedevano poi a spostarla e collocarla nel luogo ove poi il proprietario la ritrovava - e che i derubati si mettevano in contatto (il più delle volte tramite parenti o persone amiche) con gli stessi indagati per pagare il riscatto. Sin dalle prime battute dell’indagine sono emersi poi frequenti contatti telefonici tra gli indagati dediti ai furti ed autotrasportatori/meccanici operanti in altri centri della provincia, coi quali i primi dialogavano su compravendite di autovetture e componenti meccaniche.
Gli indagati utilizzavano un linguaggio criptato, adoperando espressioni simboliche, come ad esempio il termine «ragazze» per indicare le vetture rubate o "vendita» per alludere all’operazione del «cavallo di ritorno». In tutto sono 4 le ordinanze di custodia cautelare in carcere e 6 agli arresti domiciliari emesse dal gip. E’ contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture, ricettazione, riciclaggio ed estorsione. La misura cautelare in carcere è stata notificata a Francesco D’Angela, di 32 anni; Cataldo Laneve, di 49; Vincenzo Marinelli, di 35; e a Mirko Schiavone, di 29.