La parola di Dante bussola del mondo: il prof. Ferroni legge il Paese attraverso il Poeta
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L'intervista
Carlo Stragapede
04 Marzo 2021
Trentadue anni, nato a Molfetta ma cittadino del mondo, Giovanni Giancaspro in arte Gio Evan, ieri sera al debutto tra i Big con il brano Arnica, si presenta come rivelazione autoriale più che cantautorale al settantunesimo Festival di Sanremo. Infatti egli finora si è ritagliato uno spazio nel panorama culturale principalmente come poeta, scrittore e soprattutto viaggiatore.
Così, come un epigono del kerouackiano Sal Paradiso di Sulla strada approdato per caso nell'era social, Evan (parola che al contrario si legge «nave») ha deciso di navigare sul Pianeta per poi raccontarlo.
In pochi anni visita l’India e l’America Latina, non sull’elemento acquatico che rimanderebbe automaticamente alle radici molfettesi, ma in sella alla bicicletta carica di bagagli e di sogni. Il metodo di narrazione adottato inizialmente da Gio è la parola scritta. Risale al 2008 la prima di sei raccolte di versi Il florilegio passato, pubblicata in proprio. Le poesie presto si alternano a tre romanzi, l’ultimo dei quali, I ricordi preziosi di Noah Gingols, è stato pubblicato da Fabbri l’anno scorso. Gradualmente però cresce in lui anche la passione per la musica, fino all’approdo alla kermesse di Sanremo 2021 tra i Big. La sua canzone in gara, Arnica, è ispirata a un'erba curativa. Un testo intimo, che esalta il valore dell’amicizia capace di «smezzare le tempeste». Arnica è nel cd Mareducato in uscita Universal il 12 marzo.
Evan, lei è nato a Molfetta, ma ha lasciato prestissimo la Puglia. Quanto Dna della nostra terra conserva?
«Purtroppo non ho molto Dna pugliese perché mi sono ritrovato nato lì quando avevo già casa a Rimini. Però conservo intimamente, segretamente, dentro di me il dialetto di mio padre che è molfettese e, ogni volta che ci incontriamo, quelle poche volte ma sempre di buona qualità, esigo che lui mi parli questa lingua extraterrestre e profondissima».
Lei nutre la sua scrittura con le molteplici esperienze che vive in giro per il mondo. Non si sente forse un marziano, nell’epoca del «webinar»?
«In realtà, non lo so se mi sento un marziano, un terrestre... sono d’accordo con la Terra, io non sono d’accordo con il mondo che è diverso, quindi non mi sento di questo mondo ma mi ci ritrovo. Quindi provo a fare un po’ di jazz con il corpo, la voce e le mani»
L’Arnica che dà il titolo alla sua canzone è un'erba curativa. La musica è terapia?
«La musica è una grande terapia ma è anche un terapista, è quello che gli sciamani chiamano curanderos. Ha delle grandi capacità “medicalmentose”. Spetta a noi entrare con grande umiltà e con grande ascolto nel suo portale. Se entriamo buoni in questo portale, la musica riesce senza dubbio a curare perché il suono è guarigione, noi siamo fatti di suono, noi vibriamo proprio come la musica stessa e, se ci troviamo in accordo con quelle frequenze lì, possiamo entrare in una guarigione».
Quando si potrà tornare a fare concerti, verrà in Puglia?
«La Puglia è sempre stata immancabile in ogni mio tour. Non credo che smetteremo mai di partecipare alla sua bellezza, quindi stiamo tornando».
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