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Sfruttamento del lavoro e caporalato nel Barese: 2 arresti, braccianti pagati 4,60 euro all'ora

 
Redazione online

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La struttura era ben articolata: due presunti caporali, un uomo e una donna, e 12 titolari di aziende che impiegavano illecitamente la manodopera

Giovedì 06 Giugno 2024, 09:33

BARI - Due persone, un uomo e una donna, sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Bari e del Nucleo ispettorato del Lavoro del capoluogo pugliese perché ritenute responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato). Nei loro confronti è stato eseguito un provvedimento emesso dal gip del Tribunale. La manodopera veniva sottopagata (circa 4,60 euro all’ora a fronte dei circa 11 euro previsti per legge). L’attività investigativa, denominata convenzionalmente 'Caporalis', ha interessato la campagna agricola del periodo maggio-luglio 2021, nonché l’attualizzazione delle due posizioni al termine dell’indagine, nel mese di giugno 2023.

Nel corso dell’indagine è stata accertata l’esistenza di una struttura ben articolata (i due presunti 'caporali' e 12 titolari di 10 aziende) che, in concorso tra loro, operando nei comuni di Cassano Murge, Turi, Acquaviva Delle Fonti e Rutigliano, tutti centri del barese, avrebbero reclutato ed impiegato manodopera mediante l’attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il tutto in violazione delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Le indagini dell’Arma di Cassano delle Murge e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Bari, condotte mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento e per mezzo di attività tecniche, supportate, inoltre, da dichiarazioni di lavoratori, ha auto origine dopo la denuncia presentata al Comando Stazione di Cassano di una donna che sarebbe stata sfruttata dai due arrestati. Successivamente alla denuncia, furono avviate le attività tecniche e gli accertamenti sul campo, corroborate da numerose verifiche di documenti, centinaia di riscontri telematici sulle banche dati delle forze di polizia e dell’Inps, accessi ispettivi nelle aziende, controllo dei datori di lavoro ed ascolto della manodopera sfruttata. I 12 titolari sono indagati.

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