Non abbiamo mai finito con Tolkien, soprattutto J.D. Payne e Patrick McKay, novelli autori che si avventurano nella Terra di Mezzo e in un’impresa epica: risvegliare (letteralmente) il Monte Fato. Sul piccolo schermo e con un budget faraonico. Gli anelli del potere, ispirata a Il Silmarillion, che dettagliava il vasto passato di quella Terra mitica, si situa diversimila anni prima de Il Signore degli anelli. Prima delle avventure di Bilbo, Frodo e compagnia. La serie ‘colma’ le lacune della ‘mitopoiesi’ tolkieniana e si pone idealmente come prequel delle trilogie di Peter Jackson. L’intrigo oscilla tra il mondo degli Elfi, dove Galadriel rifiuta di credere alla morte di Sauron, quello dei Pelopiedi, la cui vita nomade e discreta è scossa dall’arrivo di uno strano viaggiatore, quello degli umani, minacciato da orchi spaventosi che rivendicano l’oscurità, e quello dei Nani, alla ricerca di un metallo raro, il mithril. Ciascun universo è meticolosamente presentato, col suo décor, i suoi codici e i suoi idiomi. I personaggi sono introdotti in azione, dentro fondali fiabeschi o battaglie epiche e i dialoghi padroneggiano la prosa maestosa di Tolkien. La declinazione seriale della sua opera va a lezione da Peter Jackson e assume pienamente il suo immaginario. L’impressione è quella di ritornare in un universo familiare, un fantasy radicato ancora una volta nello smisurato paesaggio neozelandese. Tra ortodossia e innovazione, la saga prende progressivamente slancio e raggiunge il suo apice nell’ultimo episodio. Gli anelli sono forgiati e il Male non è dove ce lo aspettavamo. Il Bene nemmeno. Una conclusione elettrizzante ma frustrante che ci rimanda alla prossima stagione. I neofiti dell’universo e i fedeli di Tolkien sono avvisati. Otto puntate su Prime Video.

Sabato 22 Ottobre 2022, 11:03