Mettere in sicurezza i conti dell’ex Amiu, sul piatto della bilancia pesa di più quello che porta verso una ristrutturazione del debito. Uno dei due scenari ipotizzati dalla Gazzetta, quello della ricapitalizzazione da parte del Comune di Taranto, infatti, oltre a non incontrare grandi consensi all’interno della stessa Amministrazione comunale non può ignorare le indicazioni della Corte dei conti. Che, in due sentenze diverse (sezioni regionali Lazio e Lombardia nel 2022) ha posto dei paletti ben precisi.
Ora, un passo indietro. Su queste pagine, lo scorso 7 novembre, al termine di un’ampia ricostruzione della massa debitoria pregressa, pari a 43 milioni di euro, che zavorra l’azienda d’igiene urbana del Municipio (ormai denominata Kyma Ambiente), sono state ipotizzate due exit strategy per migliorare la situazione economica societaria. E sempre la Gazzetta aveva ribattezzato questa ipotetica doppia via d’uscita con il “Fattore R”, R come ricapitalizzazione da parte del socio unico (il Comune di Taranto) e R come ristrutturazione del debito, rivolgendosi al tribunale e chiamando in causa tutti i creditori per trovare con loro degli accordi.
In realtà, approfondendo ulteriormente la questione da un punto di vista strettamente giuridico (anzi giurisprudenziale), è emerso che, in almeno due circostanze, la Corte dei conti ha stabilito che per iniettare nelle casse societarie del denaro proveniente da Palazzo di Città bisogna prima consumare alcuni passaggi formali ma, di fatto, sostanziali.
Per essere ancora più chiari, il socio unico (il Municipio) non ha alcun obbligo di ricapitalizzare la sua partecipata e se proprio deve farlo può muoversi per riportare al minimo il capitale sociale o per evitare che l’azienda possa utilizzarlo per far fronte ai debiti. Per la cronaca, il capitale sociale dell’ex Amiu è di 29 milioni 758mila euro circa. Ma, prima ancora che il Comune, apra (per l’ennesima volta) i cordoni della borsa è necessario che venga elaborato un piano di risanamento finanziario e che, possibilmente, venga chiamato a redigerlo un pool di tecnici ed esperti della materia. Successivamente, il Piano dovrà essere votato dal Consiglio comunale che, evidentemente, si assumerà la responsabilità di dare ulteriori milioni di euro a Kyma Ambiente, sottraendoli ad altri settori dell’Amministrazione comunale.
Un passo indietro, però, è necessario. Anzi, fondamentale. Il piano di risanamento deve dimostrare al Consiglio comunale prima e alla sezione di controllo regionale della Corte dei conti poi che, così facendo ovvero ricapitalizzando, non solo l’azienda non finirà in liquidazione ma anche che, solo in questo modo, potrebbe essere garantita l’attività societaria, senza ricorrere ai privati. Tirando una riga, i tecnici incaricati da Kyma Ambiente dovrebbero dimostrare che con quest’eventuale ricapitalizzazione i conti verrebbero messi talmente in ordine tanto da scongiurare, in futuro, il ripetersi di una procedura simile. Sottolineatura questa non banale visto che la seconda Amministrazione Stefàno, tra il 2013 e il 2015, ricapitalizzò l’Amiu, in base all’articolo 2447 del Codice civile, per 20 milioni di euro. I miglioramenti, però, furono solo nell’immediato, poi tutto tornò come prima. Debiti compresi.
Infine, sempre rimanenendo e concludendo nel campo dell’ipotesi che conduce ad una ricapitalizzazione di Kyma Ambiente, non è affatto da scartare la possibilità che il Piano di risanamento chieda anche di individuare i responsabili di questi debiti per ottenere così almeno un risarcimento danni.
Magistratura contabile a parte, anche da un punto di vista politico, la strada verso una ricapitalizzazione dell’ex Amiu da parte del Comune sembra essere davvero in salita. E, del resto, quest’indicazione è emersa anche in un recente confronto tra la stessa Amministrazione comunale, il cda di Kyma Ambiente e tutte le organizzazioni sindacali. Che, preoccupate per la grave situazione debitoria, legittimamente hanno sottolineato la necessità dal loro punto di vista di tutelare tutti i posti di lavoro. Dall’altra parte del tavolo, è stato garantito ai sindacati un intervento per mettere in sicurezza i conti ma solo al termine della cosiddetta due diligence. Che, a breve, vedrà impegnata nell’esame dei bilanci dell’ex Amiu una società di revisione esterna specializzata proprio nelle analisi finanziarie societarie.
















