Sarà un processo a stabilire le eventuali responsabilità del medico e della titolare di un’azienda di giardinaggio imputati per la morte di un 63enne tarantino colpito da infarto, nel maggio 2018, mentre era al lavoro nonostante avesse poco prima subito un serio intervento chirurgico. È stato il giudice Mariano Robertiello a decidere di rinviare a giudizio i due imputati: nel procedimento i familiari della vittima, che avevano presentato denuncia dopo il decesso del parente, si sono intanto costituiti parte civile attraverso l’avvocato Andrea Silvestre. Nel procedimento penale sono coinvolti un medico 68enne della provincia di Brindisi e una tarantina di 68 anni titolare dell’impresa difesa dall’avvocato Michele Rossetti.
Il 63enne stava lavorando alla manutenzione del verde pubblico, quel 25 maggio, quando fu colto da un malore perdendo infine la vita. Per entrambi gli imputati l’accusa cristallizzata dal pubblico ministero Mariano Buccoliero è di cooperazione in omicidio colposo e violazione delle norme previste dal testo unico in materia di sicurezza sul lavoro: in sintesi, secondo la pubblica accusa, entrambi gli imputati avrebbero consentito all’uomo di svolgere mansioni inconciliabili con le sue condizioni di salute, contribuendone dunque al decesso.
Due settimane prima della morte la vittima era stata ricoverata per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico al cuore. Il 63enne aveva effettuato un test medico di simulazione per rilevare lo sforzo a cui è sottoposto il cuore nello svolgimento delle attività di vita quotidiane. Un esame effettuato a dieci giorni dall’operazione subita e il cui esito aveva accertato che il lavoratore fosse un soggetto seriamente esposto al rischio di attacco cardiaco. Una diagnosi che per il pm Buccoliero non doveva essere ignorata dal medico competente e dal titolare della azienda, con il conseguente obbligo di non assegnare compiti che richiedessero un impegno fisico tale da mettere il dipendente in pericolo di vita o di affidare a questo mansioni incompatibili con quelle condizioni di salute.
Precauzioni che, così come ricostruito dalla procura ionica, non erano state messe in atto dai due imputati determinando il decesso dell’uomo. Nei prossimi mesi la vicenda sarà al vaglio dei giudici del tribunale di Taranto che all’esito del dibattimento dovranno quindi valutare se ci sia o meno fondamento nelle accuse contestate ai due imputati.