Finisce a processo con l’accusa di evasione e detenzione e porto illegale di armi il 64enne Vincenzo Stranieri, uno dei principali esponenti della Sacra Corona Unita che per anni ha dominato il territorio manduriano. Il boss soprannominato “Stellina” lo scorso aprile era stato raggiunto dai poliziotti dopo essersi allontanato da casa per tre giorni mentre si trovava agli arresti domiciliari. Assistito dall’avvocato Lorenzo Bullo il 64enne potrà chiedere attraverso il difensore, entro 15 giorni, di essere giudicato con il rito alternativo o invece decidere di affrontare un processo per le nuove accuse.
Gli agenti del centro messapico diretti dal commissario Marinella Martina che hanno fermato e condotto in carcere Stranieri, da giorni erano sulle sue tracce e infine lo avevano individuato dinanzi al carrozziere mentre aspettava di ritirare l’auto, forse per cominciare una latitanza. Quando i poliziotti lo hanno avvicinato, Stranieri ha immediatamente portato una mano alla tasca dei pantaloni, ma la prontezza degli agenti ha consentito di bloccare qualunque altro movimento: “Stellina” aveva con sé una pistola semiautomatica clandestina, modello 34 con caricatore inserito e rifornito di 5 cartucce e un colpo in canna. Non solo. Gli investigatori hanno rinvenuto anche due caricatori per la stessa arma con 7 colpi ciascuno, poi un taglierino e la somma di 6325 euro. Un vero e proprio “arsenale personale”.
Il 64enne, detenuto in carcere negli ultimi decenni in regime di 41bis era ristretto ai domiciliari dopo un’altra condanna a 10 anni (ridotta a 7 anni in appello con sentenza irrevocabile) per la rapina compiuta insieme al nipote Vincenzo D’Amicis: i due avevano sottratto l’auto alle due ragazze che accompagnarono a Manduria il 21enne Natale Naser Bahtijari - ucciso con 50 coltellate dal nipote del boss la notte tra il 22 e il 23 febbraio 2022 - costringendole a scendere dal veicolo per bruciarlo ed eliminare le tracce.
Rispetto alla nuova accusa di evasione, fonti investigative avevano fin da subito spiegato che la tesi più semplice fosse quella di un avvio di latitanza. Il fatto che un esponente del suo calibro portasse con sé una pistola con il colpo in canna aveva suggerito anche che Stranieri temesse di fare incontri “sgraditi”. Forse contrasti nel campo criminale o addirittura una vendetta dopo il grave fatto di sangue in cui era stato coinvolto il nipote: l’ipotesi di una guerra tra i manduriani e i membri del gruppo vicino a Suad Bahtijari, fratello della vittima, era stata infatti una delle strade che nei giorni successivi agli arresti aveva spinto le forze dell’ordine a blindare Manduria.