È stata trovata una delle pistole utilizzate nel conflitto a fuoco del 16 luglio, alle “case parcheggio”, dove avevano perso la vita il 45enne Carmelo Nigro e il 34enne Pietro Caforio. Nella sparatoria era rimasto ferito anche il figlio del 45enne, il 20enne Michael Pio che era stato ricoverato per alcune lesioni riportate nella regione del collo. Quella sera, alcune ore dopo il “far west” avvenuto nel quartiere Tamburi, era stato arrestato il 35enne Michele Caforio, ora accusato di aver ucciso Nigro e poi sparato, ferendolo, il figlio 20enne come vendetta per aver aperto il fuoco contro il fratello Pietro, morto alcuni giorni dopo il ricovero, nel nosocomio tarantino, a causa delle ferite riportate.
L’arma, una calibro 9x21 sarebbe stata infatti recuperata dagli investigatori alcuni giorni fa,anche se la notizia è emersa solo ora, in un casolare di Statte con 5 colpi nel caricatore.
A Caforio, i due pubblici ministeri che coordinano le indagini, Salvatore Colella della procura ionica e Milto De Nozza dell’Antimafia di Lecce hanno contestato l’aggravante del metodo mafioso: secondo i due magistrati, infatti, quello scontro era avvenuto per lavare l’onta dell’offesa compiuta dai Nigro che avevano sminuito il valore criminale e l’influenza del gruppo Caforio nel contesto dello spaccio delle “case parcheggio”, del quartiere Tamburi. Uno sgarro inaccettabile che si era poi concretizzato in una sorta di spedizione durante la quale sono volate gli insulti verso i Caforio: parole che hanno innescato le reazione e infine il tragico epilogo.
Sulla scena del delitto erano stati ritrovati i bossoli di una calibro 7,65 e della 9x21. Di una terza arma ne aveva fatto menzione il 35enne ignaro di essere ascoltato: l’uomo aveva raccontato di essere stato inizialmente umiliato dal gruppo Nigro arrivato con due moto e tre pistole. Un confronto acceso tra questi, e in particolare Carmelo Nigro, e suo fratello Pietro, entrambi uccisi a pistolettate.
Arma di cui aveva ammesso di essere in possesso proprio il 35enne nel corso dell’interrogatorio con il gip Giovanni Caroli, sostenendo di averla portata via dopo l’azione. Difeso dagli avvocati Pasquale Blasi e Franz Pesare, nella sua ricostruzione, l’indagato aveva sostenuto di aver tentato di placare la lite tra il fratello Pietro – colpito in pieno volto e al torace e deceduto nella giornata di sabato - e Carmelo Nigro - sparato alla testa e al torace - che quest’ultimo lo aveva minacciato per primo con una delle pistole che aveva addosso. Per questo lo aveva disarmato e colpito in testa con il calcio della pistola (nelle intercettazioni dice che era stato suo fratello Pietro a colpirlo) facendolo cadere per terra. Dopo essersi allontanato alcuni metri, aveva poi sentito due spari ed era perciò tornato indietro. Quando ha visto il fratello Pietro accasciato tra le braccia di suo figlio, anche lui sotto il tiro dell’arma del 45enne, gli ha strappato la pistola dalle mani e lo ha freddato con un colpo in testa e aprendo il fuoco anche contro il 20enne Michael Pio.