Dove sono le armi del conflitto a fuoco del 16 luglio al rione Tamburi? Le due pistole utilizzate nella sparatoria alla “case parcheggio” che hanno causato due morti, due feriti e sconvolto un'intera comunità, non sono infatti ancora state ritrovate. Armi inizialmente appartenenti alla prima vittima, il 45enne Carmelo Nigro, ma poi utilizzate oltre che da quest'ultimo anche da Michele Caforio, il 37enne in carcere con l'accusa dell'omicidio di Nigro, e fratello della seconda vittima, Pietro Caforio, 34enne deceduto nel primo pomeriggio di sabato al Ss. Annunziata a causa dei colpi esplosi da Nigro nella prima fase del diverbio.
I poliziotti, sulla scena del crimine, hanno infatti ritrovato otto bossoli: sei di questi calibro 7,65 e altri due calibro 9x21. Un'ulteriore conferma della presenza di almeno due pistole è giunta dalle dichiarazioni rese sabato mattina da Michele Caforio al gip Giovanni Caroli: accompagnato dagli avvocati Pasquale Blasi e Franz Pesare, infatti, l'indagato ha raccontato che le pistole detenute dal Nigro erano due e che la prima pistola era stata impugnata all'inizio del diverbio da Nigro proprio contro di lui che si era interposto con lo scopo di sedare lo scontro tra il 34enne e suo fratello Pietro.
Secondo la sua versione, Michele avrebbe sottratto l'arma a Nigro afferrandola con entrambe le mani all'altezza della canna e poi lo avrebbe colpito in testa stordendolo e facendolo cadere al suolo. A quel punto si sarebbe allontanato portando con sé la pistola e in quei momenti avrebbe sentito due colpi di arma da fuoco: tornato sulla scena avrebbe constatato che il fratello Pietro era stato bersaglio dei due colpi sparati da una seconda pistola ed era mantenuto in piedi dal figlio Rodolfo e proprio contro quest'ultimo, in quel momento, Nigro avrebbe mirato per fare fuoco: una situazione che lo ha spinto a esplodere i primi colpi contro quest'ultimo con l'obiettivo di salvare il figlio. Nella sua confessione involontaria, raccolta dalle intercettazioni degli inquirenti, aveva raccontato a un uomo «ho visto quello con la pistola alle mani che aveva ucciso mio fratello, gli ho tolto la pistola , gli ho dato manate e l'ho sparato». In queste parole, quindi, sembra che sia stata la stessa arma a pèrovocare la morte dei due a differenza di quanto sostenuto nel suo interrogatorio in cui le armi erano due. Almeno quell che hanno spaarato: già, perchè nel racconto catturato dagli investigatori, Michele Caforio spiega di aver visto inizialmente gli uomini di Nigro su due moto con «tre» pistole. Al momento, però, non un'arma è stata ritrovata: le indagini, però, sono nel pieno del loro svolgimento.