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Bancarotta fraudolenta di Euromeccanica 98: D’Andria torna in libertà

Bancarotta fraudolenta di Euromeccanica 98: D’Andria torna in libertà

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Bancarotta fraudolenta di Euromeccanica 98: D’Andria torna in libertà

Sequestro da 4,2 milioni, revocati gli arresti domiciliari

Martedì 15 Luglio 2025, 13:35

Torna in libertà Giuseppe D’Andria, 48enne tarantino ritenuto dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto l’amministratore di fatto della società fallita «Euromeccanica 98» e della new company «Euromeccanica srl» nella quale, per la procura ionica, sarebbero confluite tutte le risorse della prima. L’impresa operava nel settore delle riparazioni meccaniche di autoveicoli industriali ed era gravata da rilevanti debiti verso l’Erario. A deciderlo è stato il gip Alessandra Rita Romano che ha accolto l’istanza avanzata dall’avvocato Antonio Raffo di revocare l’arresto domiciliare nei confronti del 48enne.

Nel provvedimento si legge infatti che alla luce della «effettiva presa in carico della gestione della società Euromeccanica s.r.l., le cui quote sociali ed il cui patrimonio sono stati interamente sottoposti a sequestro preventivo, da parte dell’amministratore giudiziario» si ritengono cessate le ragioni della misura cautelare.

Bancarotta fraudolenta, riciclaggio, evasione fiscale. Sono i reati contestati dal pubblico ministero Raffaele Graziano nei confronti di 9 indagati – 8 persone fisiche e una società – emersi attraverso gli approfondimenti investigativi condotti dalle fiamme gialle che hanno consentito di acquisire una serie di elementi contro D’Andria e gli altri sette indagati, tra cui diversi membri della sua famiglia che si sono succeduti nelle cariche al vertice di imprese del gruppo, rispetto alla distrazione del patrimonio aziendale dell’impresa fallita a favore della newco anche questa con sede a Taranto e riconducibile di fatto all’imprenditore. Lo «svuotamento» dei beni della Euromeccanica 98 sarebbe avvenuto con una cessione di ramo d’azienda improvvisamente interrotto prima della scadenza contrattuale e soprattutto senza che la nuova società restituisse alla prima tutti i beni.

Era stato il gip Alessandra Rita Romano a firmare l’ordinanza che ha portato D’Andria ai domiciliari: nelle 46 pagine del documento che, come detto, aveva messo sotto sequestro beni per un ammontare complessivo di 4,2 milioni di euro, il magistrato aveva evidenziato che tutti gli indagati, difesi quasi tutti dagli avvocati Antonio e Carlo Raffo, già a partire dal 2009 erano sostanzialmente consapevoli dello stato di crisi in cui versava la società e nonostante fossero a conoscenza delle cause e dei rimedi da adottare, avrebbero del tutto ignorato queste strade perseguendo invece la scelta della costituzione di una new company in trasferire l’azienda, le risorse, i dipendenti e anche i rapporti commerciali, lasciando in capo ad Euromeccanica 98 soltanto debiti dolosamente accumulati negli anni.

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