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Il Comune di Taranto scrive alla Procura: «Dissequestrate il Mar piccolo»

Il Comune di Taranto scrive alla Procura: «Dissequestrate il Mar piccolo»

 
francesco casula

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francesco casula

Il Comune di Taranto scrive alla Procura: «Dissequestrate il Mar piccolo»

È quanto emerge dalla richiesta firmata lo scorso 10 aprile dopo l'inchiesta della Capitaneria di porto che nel 2021 portò al blocco delle aree per la presenza di strutture non autorizzate negli specchi acquei

Domenica 27 Aprile 2025, 06:00

Dissequestrare le aree del mar Piccolo bloccate dalla procura, smantellare gli impianti abusivi e provare a riavviare l'allevamento di mitili. È quanto emerge dalla richiesta firmata lo scorso 10 aprile dalla commissaria Prefettizia, Giuliana Perrotta, e inviata al pubblico ministero Lucia Isceri che coordina l'inchiesta della Capitaneria di porto che nel 2021 portò al blocco delle aree per la presenza di strutture non autorizzate negli specchi acquei del primo seno e per l'altoissima concentrazione di inquinanti.

L'istanza del Comune è corredata anche da uno studio di fattibilità realizzato da Kyma Servizi con cui l'ente ha pianificato la liberazione dello specchio acqueo dal fenomeno dell'abusivismo: «Mar Piccolo – scrive infatti la società partecipata dal Comune nel documento - riveste una funzione strategica per il settore della mitilicoltura in quanto è principalmente destinato alla raccolta del seme di mitili che, attraversando una fase planctonica, si distribuisce liberamente nelle acque, aderendo su opportuni collettori, oggetto di raccolta da parte degli operatori». Insomma senza quelle aree anche la semplice raccolta del seme è diventata molto più difficoltosa: «La sottrazione di tali aree al circolo produttivo – ha infatti aggiunto l'ente nella sua richiesta di dissequestro - rappresenta di per sé una significativa limitazione alla produzione in quanto inibisce limita la raccolta del seme dei mitili non presenti in altre aree in concentrazioni sufficienti in termini di resa». Ma non è tutto. La Commissaria Perrotta, nell'istanza, ha infatti specificato anche che «in riferimento alle concentrazioni di diossina e Pcb presenti nelle acque del primo seno del Mar Piccolo, il Comune di Taranto potrà acquisire dagli enti preposti tutti i pareri necessari, al fine di conoscere l'attuale situazione di fatto in cui versano le acque oggetto della presente istanza». In quel periodo, infatti, le indagini della procura furono confemate anche dal Gip Rita Romano che nel provvedimento con cui confermò il sequestro chiarì che «le acque marine in questione presentano altissime concentrazioni di diossine e Pcb sono soggette a restrizioni sanitarie che vietano la possibilità di impiantare mitilicolture i cui prodotti sarebbero nocivi per la salute». Il Comune di Taranto, quindi, intende oggi avviare nuove rilevazioni nella speranza che la presenza di inquinanti in quella zona di mare possa essersi significativamente ridotta rispetto al 2021. Un'ipotesi non peregrina visto che negli ultimi anni, a causa della minima attività produttiva dell'ex Ilva rispetto al passato, le emissioni sono scese drasticamente come attestato dalle ultime campagne. La speranza, dunque, è che valori bassi possano consentire ai militicoltori di tornare a produrre in quello specchio acqueo anche per sopperire alle gravi difficoltà affiorate dalla scorse estate quando il caldo straordinario ha distrutto non solo il prodotto in fase di allevamento, ma anche il seme che sarebbe stato utilizzato per il nuovo raccolto.

Una strada evidentemente lunga e tortuosa, ma su cui il Comune intende comunque scommettere.

L'istanza, ora , è come detto al vaglio del pubblico ministero Isceri che dovrà decidere se dissequestrare le aree oppure formulare il suo parere negativo e lasciare al gip la decisione finale.

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