MANDURIA - Si era allontanato da casa da tre giorni e quando i poliziotti del commissariato di Manduria lo hanno trovato, aveva con sé 6mila euro in contanti e soprattutto una pistola con il colpo in canna. Non è un'evasione qualunque quella sventata dagli agenti del centro messapico, diretti dal commissario Marinella Martina: il 64enne finito in carcere è infatti Vincenzo Stranieri, uno dei principali esponenti della Sacra Corona Unita che per anni ha dominato il territorio manduriano. Il boss soprannominato “Stellina”, era agli arresti domiciliari dopo la condanna a 10 anni per la rapina compiuta insieme al nipote Vincenzo D'Amicis: i due sottrassero l'auto alle due ragazze che accompagnarono a Manduria Natale Nasser Bathijari, ucciso con 50 coltellate dal nipote del boss.
Gli investigatori che lo hanno fermato e condotto in carcere, da giorni lo stavano cercando, lo hanno individuato dinanzi al carrozziere mentre era in attesa di ritirare l'auto, forse per cominciare una latitanza. Quando i poliziotti lo hanno avvicinato il 64enne ha immediatamente portato una mano alla tasca dei pantaloni, ma la prontezza degli agenti ha consentito di bloccare qualunque altro movimento: come detto, l'uomo aveva con sé, una pistola semiautomatica, modello 34, con caricatore inserito e rifornito di 5 cartucce ed un colpo in canna. Non solo. Gli investigatori hanno ritrovato anche due caricatori per la stessa arma riforniti rispettivamente di 7 colpi ciascuno, un taglierino e la somma di 6325 euro. Un vero e proprio “arsenale personale”.
Fonti investigative spiegano che la tesi più semplice è quella di un avvio di latitanza pur ammettendo che si tratterebbe di una scelta difficile e a tratti incomprensibile visto le delicate condizioni di salute il cui Stranieri si trova: le cure a cui deve sottoporsi risulterebbero infatti particolarmente difficoltose senza il sostegno e la vicinanza dei familiari. Questi giorni di assenza, tuttavia, dimostrano che evidentemente il boss può ancora contare sull'aiuto di qualcuno in paese e anche nelle aree limitrofe. Ma c'è un'altra e più inquientate ipotesi ed è legata al fatto che girasse armato: che un esponente del suo calibro portasse con sì una pistola con il colpo in canna può suggerire che Stellina temesse di fare incontri “sgraditi”. Forse contasti nel campo criminale o addirittura una vendetta dopo il grave fatto di sangue in cui è stato coinvolto il nipote: l'ipotesi di una guerra tra i manduriani e i membri del gruppo vicino aSuad Bathijari, fratello della vittima, era stata una delle strade che nei giorni successivi agli arresti aveva spinto le forze dell'ordine a blindare Manduria. Solo ipotesi, per ora, che le indagini potranno approfondire. Nuovi elementi potrebbero arrivare prppèrio dal 64enne che questa mattina, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Lorenzo Bullo, dovrà comparire dinanzi al gip Rita Romano per l’udienza di convalida del fermo.