Sabato 06 Settembre 2025 | 06:36

Massafra, 23enne violentata dal branco: condannati a 6 anni di carcere tre uomini di Palagiano

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Stuprò 19enne in un locale della movida salentina, condannato dj

La procura di Taranto aveva inoltre contestato nei confronti dei tre palagianesi, assistiti dagli avvocati Marcello Ferramosca, Fabrizio Lamanna, Michele Parisi e Gianluca Sebastio, anche il reato di lesioni gravi

Mercoledì 02 Aprile 2025, 18:43

18:45

MASSAFRA - Sono stati condannati 6 anni di carcere i tre uomini di Palagiano arrestati alcuni mesi fa con l’accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una 23enne avvenuta la notte tra il 30 e il 31 agosto a Massafra. A emettere sentenza al termine del processo con rito abbreviato è stato il giudice Giovanni Caroli che ha inflitto ai tre imputati una pena più bassa rispetto agli 8 anni richiesti dalla pubblica accusa. Il magistrato Caroli ha infine stabilito una provvisionale di 20mila euro nei confronti della vittima, che si era costituita parte civile attraverso l’avvocato Mary Angelini.

La procura di Taranto aveva inoltre contestato nei confronti dei tre palagianesi, assistiti dagli avvocati Marcello Ferramosca, Fabrizio Lamanna, Michele Parisi e Gianluca Sebastio, anche il reato di lesioni gravi: il pesante quadro accusatorio era stato blindato dagli inquirenti anche grazie alla ricostruzione della 23enne nel corso dell’incidente probatorio. Durante quell’ascolto alla presenza del giudice e delle parti in causa, la ragazza aveva rievocato ogni singolo dettaglio di quella notte e tra le lacrime aveva sostanzialmente confermato le accuse nei confronti dei tre imputati.

La sua testimonianza era stata raccolta dai carabinieri immediatamente dopo i fatti quando in piena notte era stato attivato il «Codice rosso» dai medici che l’avevano visitata in pronto soccorso. Accompagnata dal fratello, la giovanissima era stata subito visitata dal personale sanitario e all’esito di quelle valutazioni erano state confermate lesioni coincidenti con lo stupro. Le indagini lampo dei militari dell’Arma, anche grazie alla descrizione dell’auto sulla quale era salita la vittima e ai filmati che avevano immortalato il passaggio della macchina, avevano infine permesso di arrivare in poche ore all’identificazione dei presunti responsabili.

Nella richiesta di fermo il magistrato inquirente li aveva definiti «autentici predatori sessuali»: nel documento successivamente firmato dal gip Francesco Maccagnano, il sostituto procuratore aveva spiegato che «quando si è cominciata a diffondere la notizia che i carabinieri erano alla ricerca degli indagati uno di loro ha cercato di contattare la vittima dello stupro che era ancora in ospedale per accertamenti».

«Da subito ho iniziato a piangere, arrivando a chiedere a uno dei tre di aiutarmi, ma senza ottenere alcun risultato, li sentivo solamente ridere»: nell’agghiacciante racconto fatto dalla vittima ai militari dell’Arma, la vittima aveva spiegato che i tre si erano offerti di accompagnare a casa lei e un'altra coppia di amici, ma dopo aver lasciato questi due, invece di riportarla alla sua abitazione si erano diretti verso le campagne massafresi e avevano abusato di lei. Quando le hanno permesso di tornare in auto avrebbero provato a convincerla che si trattasse di un’azione consensuale: «Perché piangi? Stavamo giocando» ha ripetuto uno di loro. Parole dette poco prima di abbandonarla a una certa distanza da casa e per giunta seminuda.

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