Sono 39 le persone che rischiano di finire a processo per il loro coinvolgimento nell’inchiesta «Leon» della Dda di Lecce su un’associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, che ha portato il 6 dicembre scorso a 21 arresti, di cui 11 in carcere e 10 ai domiciliari. È stato infatti il pubblico ministero Milto De Nozza a chiedere il rinvio a giudizio per gli imputati che nei prossimi mesi dovranno comparire dinanzi al giudice Tea Verderosa con i propri difensori: tra questi anche gli avvocati Pasquale Blasi, Patrizia Boccuni, Angelo Casa, Luigi Danucci, Giuseppe D’Ippolito, Marino Galeandro, Andrea Maggio, Salvatore Maggio, Alessandro Scapati e Andrea Silvestre.
L’inchiesta coordinata del pm De Nozza nata dal filone di indagine della procura tarantina seguita dal pm Francesco Ciardo, avrebbe messo in luce l’esistenza di diversi gruppi criminali «tutti collegati tra loro» che avevano operato nel traffico di eroina e cocaina «in maniera autonoma ma sinergica», non solo nel Rione Salinella, ma anche nell’intero territorio del capoluogo ionico e in altre province limitrofe.
Le indagini durate un paio di anni, erano partite dal sequestro nell’abitazione del 65enne Giovanni Leone di un chilo di droga e denaro contante.
Per gli inquirenti il sodalizio aveva operato attraverso la creazione di 3 società fittizie al fine di reinvestire il denaro frutto delle attività illecite. Le intercettazioni ambientali e telefoniche avevano poi consentito di individuare proprio nella famiglia Leone «le figure centrali intorno alle quali operava il traffico di stupefacenti».
A dicembre le manette erano scattate sia per il 65enne Giovanni Leone che per i due figli Cosimo e Vincenzo, ma anche per Marco Semeraro, Cosimo Carriero che per gli inquirenti si era incaricato di distribuire agli spacciatori la merce, Pasquale Lupoli accusato di aver custodito le partite di droga e Giovanni Marzulli indicato come uno dei fornitori della droga assieme ad Anna Maria Quaranta sottoposta invece ai domiciliari. In carcere era finito poi Davide Nigro, ritenuto il braccio destro del 41enne che spacciava per conto del gruppo.
Sempre in carcere erano finiti inoltre Vincenzo Basile, Michele Costantino, Francesco D’Angiulli. Mentre i domiciliari erano scattati per Veronica Giudetti moglie di Cosimo Leone, Teresa Malizia, Valentina Petruzzella Scarcia, Angelo Briganti, Massimo Catapano, Carmine Eramo, Carmelo Nigro, Cristian Sorce e Cosimo Friuli.
Il sodalizio secondo il pm De Nozza, si approvvigionava costantemente della droga da fornitori di Bari e Brindisi e aveva escogitato sistemi ingegnosi per proteggersi dagli interventi delle forze dell’ordine: come l’uso di oche all’ingresso dell’abitazione che starnazzando informavano dell’arrivo di qualcuno o il cambio anche periodico di auto, ricorrendo soprattutto a noleggi per non «essere intercettati durante i traffici illeciti». Ma anche la disponibilità di armi e il loro impiego nella riscossione dei proventi dell’attività di spaccio, per un giro di affari che aveva fruttato oltre mezzo milione di euro.