TARANTO - Lavori fermi da mesi, una ringhiera dei primi del 900 tagliata e piante sradicate. Sono tante le lamentele dei cittadini sul cantiere fermo che blocca il Lungomare.
«Il problema è la mancanza di cura». Francesco Pasculli è un agronomo, che conosce bene il verde della città perché in passato ha collaborato con il Comune. Per lui, la lista degli errori commessi è lunga e non si ferma solo alla questione del verde. «La ringhiera - spiega - che è stata segata, certamente per far passare qualche mezzo di lavoro, è un pezzo unico, prodotta negli anni ‘30 nell’Arsenale di Taranto e fatta a mano. Quando sarà risaldata non sarà la stessa cosa, rischia di rompersi. Qualsiasi Soprintendenza avrebbe protestato. Stessa cosa per le aiuole in pietra di Trani che sono state divelte. È una pietra che non esiste più». Nel progetto dell’amministrazione Melucci, i vecchi terrazzamenti, ormai rotti e fragili in legno, erano stati sostituiti con dei terrazzamenti più duraturi in ferro, ma il cantiere stenta ad andare avanti e Pasculli teme che le piante, messe a dimora a maggio, possano cedere sotto il caldo sole estivo e non attecchire al terreno. «Oltretutto – aggiunge – andando a togliere le vecchie piante e mettendone di nuove il problema non si risolve. Le radici hanno bisogno di tempo per potersi sviluppare. Bisognava intervenire solo sui terrazzamenti in legno. Ora con le nuove piante la cura dovrà essere maniacale».
Lantane, lentisco e mirto tarantino, le radici delle piante che da 30 anni adornano il Lungomare di Taranto, avevano anche la funzione di trattenere il terreno della scarpata. Piante, però, cresciute senza controllo, secondo i cittadini che lamentavano un Lungomare degradato. «Non è colpa delle piante – aggiunge – se non sono state manutenute ed è cresciuta una vera e propria selva. Servirebbe un lavoro puntuale fino a quando ci sono stati i giardinieri della Giardineria comunale a prendersene cura il nostro Lungomare non aveva nessun problema. Poi il servizio è stato dismesso alla fine degli anni ‘90. Ora con questo progetto si sta facendo lo stesso errore che è stato fatto in passato. Non era necessario sradicare tutte le piante, perché trattenevano il terreno».
Una vecchia storia. Il Lungomare di Taranto, infatti, è nato nel periodo Umbertino, qualche decennio prima del Palazzo del Governo. Per realizzare la scarpata fu riutilizzata la terra di scavo del cantiere del palazzo. Il primo intervento di ristrutturazione dell’affaccio dei tarantini sul mare, fu fatto agli inizi degli anni ‘90, nell’amministrazione Cito. «All’epoca si pensò fosse giusto spostare alcune agavaceae, che avevano caratterizzato l’affaccio e da lì sono iniziati i problemi del Lungomare. Il terreno è iniziato a franare».
Pasculli ricorda che fu l’amministrazione Di Bello, qualche anno dopo, a togliere quasi tutte le agavaceae, lasciando solo quelle di bordura. «Fu realizzata una nuova scarpata – racconta - con un nuovo verde, che è quello che abbiamo nella parte non interessata dei lavori caratterizzata da lentisco e lantane. Il lentisco è una pianta mediterranea tipica della costa, è facile trovarlo sulle dune di sabbia e trattiene molto bene il terreno, mentre le lantane con i loro fiorellini danno un tocco di colore». Oggi l’agronomo teme per il suo amato Lungomare che definisce il giardino verde della città. «Spero che dopo i lavori sia curato e manutenuto e torni ad accogliere i cittadini come una volta».