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«Ti spariamo per strada»: a Taranto stalking a donna transgender, nei guai padre e figlio

«Ti spariamo per strada»: a Taranto stalking a donna transgender, nei guai padre e figlio

 
alessandra cannetiello

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alessandra cannetiello

«Ti spariamo per strada»: a Taranto stalking a transgender, nei guai padre e figlio

Insulti omofobi e minacce: «Dobbiamo spaccare le porte, ci dobbiamo prendere la casa»

Domenica 23 Febbraio 2025, 10:08

«Scendiamo con le pistole, ti dobbiamo sparare per strada, la legge nostra è questa». Sono solo alcune delle frasi che, secondo la procura ionica, avrebbe pronunciato un 28enne tarantino indagato per i reati di minacce gravi e atti persecutori ai danni di una transgender colpevole di aver denunciato il padre del giovane.

Il giudice Elio Cicinelli ha disposto il divieto di avvicinamento di 500 metri e l’applicazione del braccialetto elettronico nei confronti del 28enne difeso dall’avvocato Pasquale Blasi. A denunciare il tarantino e il padre di questo, anche lui finito nel registro degli indagati, è stata proprio la vittima che alle forze dell’ordine aveva raccontato di essere oggetto di continue vessazioni, minacce e insulti da parte dei due. Agli inquirenti aveva spiegato di essere proprietaria di un appartamento che quei vicini avevano tentato in ogni modo di farle lasciare. Secondo l’accusa, infatti, per costringerla ad andare via, i due indagati avevano cominciato a disturbare la sua serenità citofonando nel cuore della notte e poi suonando insistentemente al campanello di casa quando la malcapitata aveva staccato il citofono in preda alla disperazione. La vittima aveva spiegato che nella notte tra 7 e 8 dicembre inoltre aveva sentito un forte baccano in piena notte provenire dall’abitazione dei vicini e che uscita per capire cosa stesse accadendo si era trovata accerchiata da una decina di persone che gli si erano scagliate addosso. Quando poi aveva tentato di chiamare le forze dell’ordine i suoi aggressori le hanno strappato il cellulare dalle mani, sferrando un pugno e uno schiaffo in volto. Una spedizione punitiva a cui era intervenuto, secondo l’accusa, anche il padre del 28enne, in quel momento ai domiciliari, che l’aveva avvicinata intimandole di rientrare subito in casa. In sede interrogatorio, il figlio aveva negato che il padre, rientrato in carcere a causa di quell’episodio, fosse lì quella notte. In quella sede aveva inoltre riferito i nomi dei presunti autori di quella irruzione. L’epilogo della vicenda si è poi verificato il 19 dicembre quando, per la procura, il figlio del detenuto era piombato nuovamente in casa della vittima minacciando di farle del male appena l’avesse vista per strada: «Adesso che esci di casa ti devo massacrare», le aveva detto in quella occasione.

«Gay, sei un fesso, un pedofilo», «Dobbiamo spaccare le porte, ci dobbiamo prendere la casa»: offese e intimidazioni che la trans sarebbe stata costretta a subire per mesi fino a esserne sopraffatta e chiedere l’aiuto delle forze dell’ordine. Per il giudice Cicinelli, che ha firmato l’ordinanza per il 28enne, la versione fornita dalla vittima è chiara e senza contraddizioni. In merito poi alla necessità della misura cautelare, il gip ha ritenuto concreto il pericolo che l’indagato possa mettere in atto comportamenti persecutori a causa della «capacità di autocontrollo limitate», dimostrate, per il magistrato, nell’aver proseguito con le «condotte intimidatorie nonostante, a seguito degli stessi fatti, al padre fosse stata revocata la detenzione domiciliare e disposta la detenzione in carcere».

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