Si è concluso con 4 condanne e 5 assoluzioni il processo che vedeva imputati 9 ultras del Taranto Calcio accusati di aver fatto parte del commando che il 22 marzo 2017 era arrivato allo stadio Iacovone durante l’allenamento della squadra e dopo aver esploso tre petardi aveva minacciato e aggredito fisicamente alcuni calciatori e dirigenti della compagine ionica. È stato il giudice Laura Orlando, nella giornata di ieri, a emettere la sentenza condannando a 6 mesi di reclusione due degli imputati e 4 mesi con pena sospesa altri due tifosi. Per 6 delle 9 persone coinvolte, la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 2 anni, ma i difensori sono riusciti a ottenere pene decisamente più basse e l’assoluzione da alcuni capi d’accusa, tra cui quello di lesioni aggravate. Assolti, come detto, gli altri 5 imputati assistiti dagli avvocati Salvatore Maggio e Francesco Nevoli: i due legali sono riusciti a dimostrare la piena innocenza dei loro assistiti rispetto alle accuse.
Tra i reati contestati inizialmente anche percosse, fabbricazione o commercio di materiale esplodente, esplosioni pericolose, porto d’armi e invasione di campo, ma i quattro sono stati condannati solo per l’accusa di violenza privata. in occasione di manifestazioni sportive.
Tra i fatti inquadrati dagli investigatori c’era l’aggressione ai calciatori Mariano Stendardo ed Errico Altobello che militavano nel «Taranto Calcio F.C. 1927» nella stagione sportiva 2016/2017. I due atleti furono colpiti con pugni e schiaffi. Entrambi i calciatori furono successivamente visitati dai medici e dimessi con una prognosi di 10 giorni a causa di un «valido trauma contusivo spalla sinistra» per Altobello mentre per Stendardo si trattava di un «trauma contusivo al labbro superiore» e una contusione nella parte posteriore della testa. I due, però, non furono, secondo l’accusa, gli unici bersagli della spedizione: leggendo le carte dell’inchiesta era emersa l’aggressione anche all’allora allenatore della Taranto, Salvatore Ciullo, al calciatore Michele Emmausso e al segretario della società Daniele Guardascione. Alla base dell’azione organizzata da alcuni esponenti della tifoseria, per gli inquirenti, una serie di risultati deludenti della squadra che militava in quell’anno in Lega Pro. La spedizione messa a segno costrinse calciatori, staff tecnico e dirigenza a interrompere l’allenamento e allontanarsi dal campo di gioco: i membri della società sportiva fuggirono riuscendo a trovare riparo negli spogliatoi dell’impianto sportivo.
Le indagini avevano accertato che il gruppo si era introdotto nello Iacovone dove erano in corso gli allenamenti: una volta dentro erano state fatte esplodere tre bombe carta e poi i tifosi avevano raggiunto il terreno di gioco aggredendo i malcapitati e minacciando i presenti «brandendo coltelli, spranghe e bastoni».