Sono due i tarantini coinvolti nell’inchiesta della Dda di Brescia su una serie di reati finanziari e societari che hanno portato all’applicazione di 5 misure cautelari e al sequestro di beni e liquidità per 650mila euro. Oltre al 53enne di Massafra Domenico Caragnano, per cui il giudice ha disposto il solo divieto di esercitare in imprese e di assumere uffici direttivi in aziende per un anno, c’è anche il 61enne Luigi Passariello che invece è stato solo iscritto nel registro degli indagati assieme ad altre 3 persone, anche loro non sottoposte a misure. Il 61enne, legale rappresentante di una società di certificazione di crediti di imposta, è accusato di concorso in evasione fiscale: l’accusa contesta di aver attestato attività di ricerca e sviluppo in realtà mai realizzate dalla società poi fallita.
L’inchiesta è partita dopo la scomparsa il 3 luglio del 2021 a Besate, nel Milanese, dell’imprenditore Pasquale Lamberti che tuttora risulta essere svanito nel nulla. Le indagini condotte parallelamente dai carabinieri e dalla Guardia di finanza di Brescia hanno seguito le tracce di una nota lasciata dall’uomo ai suoi familiari “La mia vita è in pericolo”, dove indicava i nomi, tra gli altri, di Mancini e Abbiati finiti nell’inchiesta, su cui investigare in caso fosse sparito. Le investigazioni hanno poi svelato tutta una serie di operazioni fittizie che avevano coinvolto la Ucl e la sua sua controllante Cadel, venduta un anno prima da Lamberti a un fondo di investimenti in Svizzera amministrato di fatto dal 60enne Claudio Angelo Mancini. Quest’ultimo, infatti, è finito in manette con l’accusa assieme ad altri indagati, di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, falso in bilancio e altri reati in materia finanziaria. Era lui, secondo la procura, che aveva messo in atto anche finte acquisizioni societarie per portare la Ucl al fallimento, riuscendo a sottrarre beni, ma anche liquidità per 2milioni e 500mila euro. Fondi poi utilizzati per lavori di ristrutturazioni, versamenti al conto per il leasing di vetture usate dal 60enne, acquisti di immobili e bonifici su conti correnti intestati a soggetti estranei all’azienda. Accanto alla figura del 60enne c’era anche Antonio Bruzzaniti, finito anche lui in carcere. A capo del gruppo autonomo della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara, è lui per gli inquirenti il Dominus che ha l’ultima parola su ogni decisione aziendale, ricevendo denaro da Mancini.
Caragnano entra in scena nel novembre del 2022 quando gli vengono trasferite il 98 per cento delle quote della Cadel in un’operazione ritenuta di facciata per schermare il reale controllo della società da parte del 60enne e di Bruzzaniti. Al massafrese viene contestato di essere stato il «terzo estraneo beneficiario di parte delle risorse finanziarie della società»: secondo gli investigatori, infatti, aveva ricevuto bonifici per 227mila euro e si era prestato a procurare a Mancini nuovi dispositivi cellulari, telepass emessi a nome della società e denaro contante.
Agli arresti domiciliari sono inoltre finiti il 52enne Gabriele Marco Abbiati e il 56enne Fabio Maria Bonasegale, amministratore di fatto della Cadel e, per gli inquirenti, factotum di Mancini e Bruzzaniti.