MARTINA FRANCA - Un testamento svanito nel nulla. Si arricchisce di dettagli nuovi l’inchiesta sul raggiro di tre anziani a Martina Franca che ha visto finire ai domiciliari il carabiniere Antonio Spinelli, sua moglie, l’avvocato Fernanrdo Rinaldi e un vicino di casa di uno degli anziani. È stato proprio quest’ultimo, un meccanico di Martina, nel corso dell’interrogatorio a fornire conferma ad alcuni dubbi degli inquirenti rispetto all’esistenza di un testamento fatto dall’ultra 80enne che, secondo l’accusa, il carabiniere Spinelli avrebbe avrebbe raggirato facendosi trasferire ben 184mila euro per evitare un pignoramento.
Dinanzi al gip Alessandra Rita Romano, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, per diverse ore ha cercato di fornire la sua versione dei fatti: rispondendo alle domande del giudice, del pm Marzia Castiglia e del suo difensore, l’avvocato Francesco Zaccaria, tra le tante cose dette ha inoltre confermato l’esistenza di un testamento che la vittima avrebbe fatto in suo favore con l’aiuto dell’avvocato Rinaldi. Oltre al denaro finito sui conti del carabiniere, infatti, l’anziana vittima possedeva diversi immobili tra Martina Franca e le campagne circostanti. Non è chiaro se in quel testamento il meccanico era stato individuato come unico erede o come beneficiario di una parte di quella piccola fortuna: non si sa semplicemente perché, stando ai racconti del vicino di casa, quel testamento non lo ha visto nessuno, tranne la vittima e l’avvocato Rinaldi. L’uomo ha infatti spiegato di essere stato convocato nel trullo in cui la vittima viveva in condizioni terribili e di aver assistito alla prima parte della stesura dell’atto, ma poi si sarebbe allontanato per sedare una rissa scoppiata all’esterno tra due cani. Il documento, poi, sarebbe stato custodito del professionista martinese fino a quando, dopo la morte dell’anziano, il vicino avrebbe chiesto conto di quelle volontà ricevendo una risposta inattesa. «Non voglio saperne più nulla, l’ho stracciato» è quanto, sostiene il meccanico, l’avvocato Rinaldi gli avrebbe detto.
Dichiarazioni che appaiono, come detto, delle conferme a quanto avevano ricostruito i carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria che hanno condotto le indagini. Già nell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, era emerso che proprio su indicazione di Rinaldi, la vittima avesse redatto e consegnato al professionista quel testamento. Un atto scritto circa 20 giorni prima che la procura procedesse con una serie di interrogatori e che inoltre la stessa vittima, ascoltata dal pm Castiglia, aveva confermato di aver sottoscritto, ma di aver chiesto la restituzione all’avvocato per poter fare delle modifiche. Un documento che non è mai stato trovato nel corso delle diverse perquisizioni: proprio questo mancato ritrovamento era stato uno degli elementi che avevano reso necessari gli arresti per evitare che alla morte dell’anziano, gli indagati potessero utilizzarlo per inquinare le prove concordare versioni che giustificassero le loro condotte.